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Biodigestore, la sentenza del TAR all’attenzione dell’ANAC In evidenza

Per iniziativa di Comitato Sarzana, che botta!, Italia Nostra, Cittadinanzattiva, Acqua Bene Comune e Comitato No Biodigestore.

“ReCos s.p.a. è aggiudicataria del project financing indetto da Acam Ambiente nel 2015 per la ricerca di un socio privato operativo a cui affidare l’impianto TMB di Saliceti e l’impianto di compostaggio di Boscalino di Arcola. L’aggiudicataria proponeva di trasformare il secondo impianto in biodigestore anaerobico”. Così i giudici del TAR Liguria, alla voce “Fatto”, hanno ricostruito la vicenda storica del progetto Saliceti nella sentenza del 3 marzo che ha portato all’annullamento della delibera regionale dello scorso anno che dava via libera al digestore capace di trattare fino a 120.000 tonnellate di organico nel sito di Vezzano Ligure sulla falda del Magra.

Insomma per il TAR la gara europea, avviata nel 2015 e assegnata nel 2016 all’ATI Iren-Ladurner – unica concorrente - è l’atto iniziale di tutto l’iter amministrativo che è sfociato il 6 agosto 2018 nell’approvazione da parte della Provincia del Piano d’area e della Regione del Piano d’ambito, che individuano in Boscalino di Arcola il sito del biodigestore “per le esigenze della Spezia e del Tigullio”, come proposto da Iren tre anni prima. Tutti atti coerenti col Piano Gestione Rifiuti della Liguria del 2015, “atto sovraordinato”, scrivono i giudici a cui tutti i piani si devono attenere.

L’impianto di Boscalino doveva costare 7,7 milioni di euro, avere una capacità di 26.000 tonnellate. Il conferimento dei rifiuti organici al biodigestore sarebbe costato 89 euro a tonnellata, secondo l’offerta di gara fatta da Iren.
Un business modesto, vantaggioso per i comuni spezzini e, soprattutto, per i contribuenti spezzini che quei costi li pagano nella TARI.

Nulla a che vedere col mega impianto di Saliceti: 50,6 milioni d’investimento, 110 euro a tonnellata il costo di conferimento per i Comuni, lo stesso prezzo pagato fino ad oggi dai contribuenti spezzini per portare il loro organico fuori provincia.

Per questo incremento di oltre il 34% del business il Comitato Sarzana, che botta! aveva inviato una segnalazione ad ANAC, seguito dai Comuni di Lerici e di Santo Stefano.

Esaminato il pronunciamento del TAR, che trattando la vicenda in punto di diritto ricorda che la Provincia con deliberazione del 20 novembre 2015 recepì la proposta di project financing di Iren, il Comitato sarzanese ha pensato bene di inviare il testo integrale della sentenza all’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione, competente sugli appalti). Questa volta l’iniziativa ha trovato la condivisione di Italia Nostra, che con l’avvocato Rino Tortorelli aveva provato a inserirsi nel giudizio, valorizzando il ruolo della gara, di Cittadinanzattiva, di Acqua Bene Comune e del Comitato No Biodigestore.

L’obiettivo è quello di richiamare l’ANAC a valutare con più attenzione tutta la vicenda per il vantaggio economico che a Recos deriva dallo spostamento di sito, dall’enorme incremento della capacità dell’impianto e dalle maggiori tariffe a carico dei Comuni. Se un anno fa a sostenere la centralità della gara europea del 2016 era un comitato sarzanese e due piccoli comuni, ora sono i giudici del Tribunale amministrativo della Liguria.

 

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