Ancora una centrale elettrica dentro la città a partire dal 2022? E dovremo tenerla per altri sessant'anni o possiamo sperare in uno sconto?
A queste domande dovrebbe rispondere il Governo perché il rilascio della VIA è davvero un errore clamoroso, dato che non siamo più nel 1962 e la centrale si trova ormai in piena città.
Il territorio in tutti i modi, con tutte le sue voci, si è espresso per la dismissione.
E Terna ha dichiarato che non servono al fabbisogno nazionale i megawatt prodotti dalla centrale spezzina con il carbone.
Ora, in attesa che come promesso da Peracchini, gli uffici tecnici del Comune capoluogo trovino i vizi dell'atto per impugnarlo, è la Regione che può liberare la nostra comunità da una servitù durata già sessant’anni.
E alla Regione farebbe bene ad associarsi l’intera classe politica spezzina, magari con una sola voce.
Questo è un barile che non si scarica facilmente, purtroppo.
Nell'area Enel sarebbe possibile progettare uno sviluppo industriale diverso, compatibile con la vicinanza a un centro abitato e che garantisca maggiore occupazione di un gruppo che produce energia superflua con il gas.
Se la politica esiste ancora, possibile che a dettare legge sia una VIA senza responsabili?
Antonella Franciosi
coordinatrice provinciale Italia Viva La Spezia