La replica della Destra sarzanese alla contestazione del Partito Democratico di fronte allo stridente contrasto fra la grande enfasi con cui Ponzanelli & C. preannunciano le prossime celebrazioni dantesche e napoleoniche ed il loro silenzio assordante sul Centenario dei fatti del 1921 è tutto un programma.
Doveva essere - quello del Centenario - un ciclo di iniziative che si snodavano lungo tutto l'anno e siamo già a maggio senza che sia successo niente... Però possiamo stare tranquilli, perché il consigliere totiano Ponzanelli ha garantito che "al 21 luglio sarà dato il giusto valore", precisando comunque - un po' oscuramente - che "definire come e quanto sia adeguato è un fatto soggettivo". Il ché è un po' come dire che - se tutto si risolvesse in un circospetto, solitario e fugace accesso della Sindaca in piazza Jurgens - potrebbe essere considerata un'iniziativa più che sufficiente.
Ma l'apice si tocca con le dichiarazioni del presidente Rampi.
Con sicuro giubilo di quelli di Forza Nuova e di Casa Pound, con i quali Rampi ha scritto "non si è mai perso di vista" e che sostiene amorevolmente quando compiono qualche marachella, il presidente del consiglio comunale ha affermato che "non si mette a discutere dove fosse il bene e dove il male" e che "la 'pietas' deve appartenere a tutti".
Quest'ultima affermazione è sacrosanta, ma nessuno la ha mai contraddetta: è proprio della cultura cristiana di cui è intrisa la nostra civiltà il rispetto di tutte le vittime della guerra (anche tutte quelle di quel preludio alla Guerra di Liberazione che furono i fatti di Sarzana del 21 luglio 1921). E ancora prima la 'pietas' verso il nemico morto è patrimonio della civiltà occidentale fin dalle sue origini: Achille restituisce al vecchio re Priamo il corpo del figlio Ettore che ha ucciso in battaglia.
Ciò che colpisce delle parole di Rampi è altro:"non mi metto a discutere dove stesse il bene e dove il male".
Sono queste le parole che Sarzana non può accettare dal presidente del suo consiglio comunale. Perché sono parole che lasciano trasparire la liceità di schierarsi dalla parte delle squadracce fasciste, laddove invece non può essere tollerata neppure la neutralità.
Sono parole che - rendendo "discutibili" le ragioni degli uni rispetto a quelle degli altri - rivelano quantomeno una cultura della omologazione, una inaccettabile equiparazione fra oppressori ed oppressi, fra aggressori ed aggrediti e dunque fra carnefici e vittime.
Tutto questo non può essere ammesso, perché è il bagaglio revisionista della peggiore destra estrema, quella che vuole intitolare una strada ad Almirante perché Moro e Berlinguer ne hanno una; che vogliono ad ogni costo che a commemorare le esecrabili foibe Titine ci sia un militante di Casa Pound; che stravolgono gli accadimenti del 1945 per denigrare i Combattenti per la Libertà; che pretendono di tributare gli stessi onori e gli stessi meriti (non solo la dovuta medesima umana e cristiana 'pietas') a partigiani e repubblichini, a Arditi del Popolo e Mai Morti...
Paolo Bufano
Ex Segretario provinciale
del Partito Popolare Italiano