In qualità di membri del comitato "Per l'Accola" non possiamo che rammaricarci dinanzi al fatto che il Comune si dichiari interessato, solo a parole, a una questione di primaria importanza culturale per il territorio di Borghetto e di tutta la Val di Vara. Il fondamentale lavoro portato avanti negli anni dalla nostra Associazione ha permesso di raggiungere un risultato straordinario, anche se ciò non toglie che la salvaguardia di un edificio storico così importante si possa definire raggiunta.
Resta infatti viva la problematica delle tombe, molte delle quali in stato di abbandono da decenni, pericolosamente addossate alla Chiesa dell'Accola: una tematica da affrontare nel più breve tempo possibile e che solo il Comune, tramite apposita ordinanza, può affrontare. Ma se segnali in tal senso non sembrano arrivare, spiace constatare che nel frattempo l'amministrazione sia incappata in una gaffe. Recentemente è stato infatti installato un cartello dalla finalità turistica con la dicitura "Abbazia dell'Accola, IX secolo": peccato che l'edificio in questione non sia in realtà un'Abbazia nè tantomeno risalente al nono secolo. Se solo il Comune di Borghetto avesse seguito con reale interesse il lavoro certosino portato avanti dalla nostra associazione, avrebbe scoperto che in realtà il termine Abbazia è un termine dovuto ad un'errata vulgata. Difatti, un 'abbazia non c'è mai stata. Vero che ci fu un beneficio abbaziale, ma niente abati nè frati.
Quindi la datazione: nell'881, tarda età carolingia riportata nella cartellonistica, all'Accola è attestata la presenza di una curtis - non di una chiesa -, cioè un centro di amministrazione fondiaria. Sappiamo poi che la curtis nel 1133 passa tra i beni della Mensa vescovile di Brugnato. Quando si parla per la prima volta di una chiesa dell'Accola? Tra la metà del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento alle soglie dell'Età moderna. Siamo nel periodo dell'epigrafe risalente al 1482 murata all'interno della chiesa, la quale testimonia l'esecuzione di una serie di interventi di ripristino, tra i quali probabilmente la realizzazione di un nuovo altare.
Ecco, già questo è un punto nodale sul quale la campagna di scavi condotta dalla Professoressa Baldassarri dell'Università di Pisa ha fatto chiarezza: l'indagine ha infatti permesso di risalire al periodo di fondazione dell'edificio attuale, cioè il pieno o il tardo Trecento. Quindi non il 1482 dell'epigrafe o addirittura il nono secolo riportato erroneamente dalla distratta amministrazione borghettina. Il secolo XIV, quindi, ha accolto la nascita dell'edificio che vediamo ancora oggi. Se prima di allora c'era già un edificio religioso non è possibile affermarlo con certezza, ma di certo riportare in un cartello destinato ai turisti informazioni lontane dalla realtà storica è un errore per il quale ci aspettiamo una pronta rettifica.
Comitato "Per l'Accola"