E’ stato un bene che l’insurrezione voluta da Donald Trump sia avvenuta in diretta tv: ha fatto comprendere a tutti dove può portare l’ideologia di offesa alle istituzioni del populismo di estrema destra. La rivolta violenta dentro il Capitol Hill non è stata infatti un episodio a sé, ma la conseguenza della politica di Trump dal 2016 a oggi: una politica radicalmente alternativa allo Stato di diritto e ai confini con l’autoritarismo neofascista, che si è inevitabilmente conclusa con una tragedia. C’è chi l’ha paragonata alla caduta del muro di Berlino: non è così, perché la democrazia americana esprime anticorpi e speranze, come ha dimostrato, poche ore prima dell’assalto al Capitol Hill, il voto in Georgia degli afroamericani, frutto di una grande mobilitazione sociale. E tuttavia la svolta è stata epocale: ci vorranno anni perché l’America recuperi prestigio e fiducia.
Ora è essenziale, come ha scritto Peppino Ortoleva su questo giornale, che la repubblica americana recuperi la sua forza e ristabilisca la sua dignità. Il che significa non transigere di fronte alla violenza anticostituzionale e non accettare patti e compromessi: la permanenza al potere di Trump nei prossimi giorni, con il conseguente passaggio dei poteri tra lui e Biden, sarebbe una vergogna.
Ovviamente la “restituzione della dignità” all’America non esclude, anzi richiede, la capacità da parte di Joe Biden di capire perché così tanti americani hanno votato per Trump, di riconoscere le cause del fenomeno e di risolverle. Come ha detto Marc Lazar, la sfida che ha davanti l’America è quella dell’“esaurimento della democrazia liberale e rappresentativa”, a cui occorre rispondere ricucendo “il divorzio con una parte della popolazione”, attraverso la lotta alle diseguaglianze e il rinnovamento delle istituzioni e dei partiti.
La sfida riguarda anche la democrazia in Europa e in Italia, perché il malessere ha contagiato tutto il mondo. Il nuovo estremismo di destra minaccia anche noi: come già, in forme diverse, cento anni fa. Anche noi dobbiamo restare fedeli ai principi e non accettare patti e compromessi: ogni tolleranza verso il fascismo ed il razzismo va bandita, le organizzazioni neofasciste vanno sciolte. Così come anche noi dobbiamo rispondere alla crisi della democrazia liberale e rappresentativa con la democrazia sociale: una democrazia comprensiva dei suoi caratteri liberali, ma che si espande dando finalmente compimento all’art. 3 della Costituzione.
L’ANPI propone “una nuova fase della lotta antifascista e democratica” ispirata ai valori della Costituzione: governo democratico della globalizzazione, prevalenza della politica sull’economia, centralità della persona umana, riforma intellettuale e morale, profondo ripensamento dei partiti. L’antifascismo si ripropone come religione laica e repubblicana e insieme come cemento ideale di un nuovo blocco sociale e politico che porti l’Italia fuori dalla crisi all’insegna di un nuovo umanesimo. Un lavoro lungo e difficile, che mobiliti forze associative e civiche e trasformi i partiti partendo dall’interno della società, ricomponendo ciò che è disperso, riconquistando il popolo così come è oggi, non come lo vorremmo.
Va ricostruito il rapporto di fiducia del popolo nei confronti della politica, ma anche della politica nei confronti del popolo. Una politica che si muova a testa alta, con una visione, ma con i piedi nel fango della vita reale.
Giorgio Pagano
copresidente del Comitato Unitario della Resistenza della Spezia in rappresentanza dell’ANPI
Questa e stata la reazione, aggravata dalle infiltrazioni del BLM, all rifiuto da parte della magistratura o del parlamento Usa di iniziare una inchiesta sulle frodi elettorali democratiche ben visibili e documentate .
Bastava dare la soddisfazione al popolo di 75 Ml. di votanti di aprire una inchiesta, questo era tutto che veniva richiesto dal popolo.
Ora stiamo attenti al 20 Gennaio, quando Soros manderà nuovamente i suoi guerrafondai all'inaugurazione dove camuffati da Trumpisti provocheranno incidenti.