"La vicenda di Borgo Baceo, questo sconosciuto ottocentesco agglomerato di case e di cascine, ultima testimonianza di un passato agricolo, ormai scomparso nella vegetazione e nel degrado, sta facendo montare le barricate all'opposizione in consiglio comunale, che avversa il progetto della costruzione di due palazzi di dieci piani nell'area.
Assistiamo per l'ennesima volta a prese di posizione in extremis, quando il percorso ormai è già avviato, e difficilmente le parti torneranno sui loro passi, e ciò denota, da una parte l'assenza di strumenti partecipativi e propositivi fra la cittadinanza e l'amministrazione, mentre dall'altra la totale mancanza di visione degli amministratori pubblici.
Malgrado negli ultimi quarant'anni la città abbia perso 28.000 abitanti, è sotto gli occhi di tutti lo scempio che si è fatto delle colline circostanti, così paradossalmente continuiamo ad assistere alla desertificazione del centro cittadino, dove sono più facilmente disponibili e fruibili i servizi, mentre fioriscono disordinatamente in una periferia priva di servizi nuovi insediamenti abitativi.
La risposta del consigliere Corbani denota esattamente come chi si era posto al governo cittadino con una posizione di rottura di fronte alle passate giunte, è finito con il compiere gli stessi errori, tenendo i medesimi atteggiamenti del passato.
Lasciare un immobile nel degrado, anche se privo di valenza storica ma con connotati che possono essere l'ultima valida testimonianza di un passato che non c'è più, è un errore che troppe volte le amministrazioni di questa città hanno compiuto, e senza tornare troppo indietro nel tempo, quando al principio degli anni '80 venne demolita la Casa del Sale, l'ultimo episodio della scampata demolizione dell'antica casa torre di via Biassa, ne è il paradigma.
Senza essere ideologicamente contro il cemento, ma a favore di un corretto sviluppo urbanistico che eviti gli scempi delle aree boschive e che elimini la cesura esistente fra il centro cittadino e le periferie, il vecchio e sconosciuto borgo rurale in rovina sarebbe potuto essere il soggetto di un intelligente progetto di rigenerazione urbana, con un percorso che avrebbe posto in essere la sinergia fra il pubblico e il privato.
Ma la vecchia politica ha deciso di sbarazzarsi dell'urbanistica pensando che, una volta risolte le beghe delle sperequazioni dei vecchi piani regolatori, si potesse procedere all'infinito sempre nello stesso modo, e invece le città sono in continuo mutamento e all'interno di questo mutamento si devono trovare le soluzioni migliori dal punto di vista della sostenibilità ambientale, economica e con un occhio proteso verso l'architettura".
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