Il clima che si sta diffondendo nel Paese a seguito del nuovo Dpcm preoccupa, soprattutto perché unisce un disagio economico pregresso e mai sanato a seguito del lockdown della scorsa primavera ad un ormai diffuso disagio sociale. La condanna alle violenze delle proteste che si sono verificate nelle grandi città italiane deve essere unanime, ma sottovalutare la profonda frustrazione che sta attraversando precise categorie economiche facendo sentire la propria voce in modo pacifico e costruttivo è pericoloso e irrispettoso nei riguardi di quell’Italia che ha sempre lavorato, pagato le tasse, contribuito fattivamente al nostro futuro.
Stiamo vivendo una nuova fase dell’emergenza sanitaria, che ha delle caratteristiche completamente differenti rispetto alla prima ondata di Covid-19, pertanto differenti avrebbero dovuto essere le misura di contenimento da intraprendere: l’emergenza c’è e la lotta al contrasto al virus deve essere rigorosa, ma allo stesso tempo è necessario coniugarla alla vita dei negozi, ristoranti, palestre, delle imprese e delle aziende che in questi mesi, con grandi sacrifici e investimenti privati, si erano attrezzate per riaprire in sicurezza e che oggi si ritrovano al punto di partenza.
La proposta suggerita dalle Regioni, tra cui soprattutto Liguria e Emilia Romagna, avanzava l’apertura dei ristoranti fino alle 23 con servizi al tavolo, la rivalutazione della chiusura delle palestre, piscine, cinema e teatri che hanno registrato pochissimi contagi sulla base dei dati epidemiologici, un ristoro immediato e concreto per le attività che hanno subito limitazioni o chiusure, tamponi solo ai sintomatici e ai contatti stretti per ridurre la pressione su laboratori e Asl in questo momento di emergenza. Proposte di buon senso, avanzate da chi vive sui territori tutti i giorni e che anch’io, come Sindaco, sento di sottoscrivere.
E’ doloroso camminare nella propria Città fra le luci spente e le saracinesche abbassate, è doloroso pensare che dietro ogni attività c’è una famiglia che non sa come arrivare a fine mese, è doloroso pensare che il frutto del proprio lavoro sia stato etichettato come superfluo. L’Amministrazione darà sempre pieno sostegno a tutte le associazioni di categoria e al tessuto produttivo e commerciale del proprio territorio in questo momento così difficile e infatti il Comune della Spezia ha varato una manovra da mezzo milione di euro a ristoro della TARI alle utenze non domestiche, ha sostenuto con 30.000 euro le associazioni sportive, le scuole paritarie e private con oltre 50.000 euro e ha garantito uno sconto del canone di locazione sugli immobili comunali dati in concessione.
Tutto questo è stato fatto nella sola logica di dare un sostegno concreto a quanti si sono ritrovati in difficoltà a seguito dell’emergenza sanitaria, nonostante gli effetti della stessa crisi siano stati devastanti anche per lo stesso Comune che deve garantire i servizi indispensabili. Deve essere chiaro, però, che non si può giocare allo scarica barile istituzionale, gli effetti di questo secondo mini lockdown non possono gravare sulle spalle dei soliti cittadini e non possono riversarsi sui Comuni italiani, già in evidente affanno, soprattutto quando gli appelli da parte di ANCI e delle Regioni non vengono nemmeno ascoltati. Come il Governo si assume la piena responsabilità di gestire la seconda ondata di Covid promuovendo un mini lockdown che colpisce le stesse categorie economiche già duramente provate, così deve assumersi la responsabilità di trovare tutte le risorse possibili per non lasciare sole e sfiduciate intere famiglie italiane. Aspettiamo fiduciosi il Decreto Ristori che sarà licenziato nel pomeriggio, consapevoli però che moltissime famiglie e attività stanno ancora aspettando le risorse promesse dallo scorso lockdown.
Pierluigi Peracchini
Sindaco della Spezia