Ritornano i metalmeccanici. Una vertenza sindacale. Come ha scritto il sociologo Marco Revelli non si tratta di una jacquerie selvaggia, tipo negazionisti del Covid, forconi o "gilet jaunes" francesi ma di un fisiologico conflitto.
Si sono rotte le trattative. Indetti scioperi. Al centro della scontro: il salario.
Fiom,Fim, Uilm chiedono circa 145 € di aumento mensile, intorno all' 8%. La Confindustria del falco Bonomi non è disponibile ad andare oltre l' adeguamento all' inflazione, non oltre il 2%,pari a circa 45€ mensili per i livelli più alti. I salari italiani sono fermi praticamente da 20 anni. Secondo le statistiche Ocse le retribuzioni reali italiane sono cresciute in media annua di valori frazionali molto inferiori all'1% e si collocano agli ultimi posti della graduatoria tra i Paesi industriali. Nel 2017 con una retribuzione media di 29.214 euro lordi i lavoratori italiani stavano di 17.000 euro sotto i lavoratori olandesi,10.000 euro meno dei tedeschi, 8.500 in meno dei francesi. Solo gli spagnoli vanno peggio. Anche gli alimentaristi sono in lotta per il contratto. I metalmeccanici sono un milione e mezzo.
Sono tanti. La classe operaia è sparita dal tavolo del dibattito pubblico ma c' è, è reale, e continua a battersi per i suoi diritti e contro le politiche degli ultimi decenni di compressione del costo del lavoro. Una politica fallimentare. Anche l' Europa e la Germania, che è stata il paese guida di tale politica, lo hanno capito. Persino il tanto declamato, da loro signori, Draghi chiede da tempo di aumentare i salari italiani troppo bassi per aumentare la domanda. Solo i padroni italiani alla Bonomi hanno la testa dura e così vanno contro i metalmeccanici e anche contro la ripresa economica. La lotta di classe al contrario la fa la Confindustria.
Solidarietà piena ai Metalmeccanici.
Coordinamento regionale Articolo Uno Mdp