Tocca in primo luogo agli alunni e agli studenti, alle famiglie e ai lavoratori della Spezia pagare il conto dell' “insostenibile leggerezza” di Toti e del suo malgoverno. Non solo il nostro territorio ha dovuto affrontare il “lockdown” senza un sistema sanitario adeguato (senza un ospedale dedicato ed efficiente e senza una medicina territoriale attrezzata), poggiando tutta l'emergenza sulle spalle eroiche di medici, infermieri e volontari, ma ora il capoluogo si vede inflitta l'ulteriore penalità del rinvio dell’apertura scolastica.
Così come durante il “lockdown” gli amministratori e i cittadini sono stati privati di una trasparente e corretta informazione sui dati dell’epidemia (più volte richiesti e sempre negati), con l’evidente obiettivo di coprire la responsabilità politica di una gestione disastrosa; così pure ora, pur di “distrarre” i cittadini dalle proprie responsabilità circa le misure non adottate al fine di prevenire che i festeggiamenti dissennati per la promozione della squadra di calcio, decidono in perfetto stile populista di scaricare la colpa su una sola parte della città e sulle comunità che la abitano.
Ma poiché questo non basta, perché evidentemente il pasticcio provocato dalla notte delle follie è davvero serio, le scuole vengono fermate in extremis, dopo le temerarie rassicurazioni fornite fino a due giorni fa.
Questo balletto intollerabile non fa che rimarcare la cifra connotante il governo regionale uscente: nessuna realizzazione fra le molte cose promesse in questi 5 anni, una pessima gestione della fase acuta della pandemia, una frettolosa indicazione del “liberi tutti”, che Toti volle personalmente interpretare con cavalcate e altre improvvisate guasconeggianti e, ora, una confusione di idee e di azioni che, permanendo costoro alla guida della Regione, rischia di candidare Spezia ad essere tra le prime candidate a ricadere nel “lockdown”.
Davvero gli spezzini possono pensare che gli autori di questo sfacelo possano portarli nel futuro?
Davvero sono disponibili ad assecondare ancora lo smantellamento dei servizi e delle prospettive di crescita economica e occupazionale nel territorio il cui capoluogo è pur sempre la seconda città della Regione?
Coordinamento provinciale PD