“È mancata la trasparenza? Non abbiamo fatto una graduatoria perché le indicazioni di Anci e Protezione Civile erano di agire il più celermente possibile, non per altri motivi”.
Così l’assessore alle politiche sociali Giulia Giorgi ha risposto ieri sera, durante il consiglio comunale online, alle numerose critiche degli ultimi giorni sulle modalità di erogazione dei buoni spesa alle famiglie in difficoltà economica a causa dell’emergenza. Le accuse, in particolare, erano rivolte a una presunta mancanza di chiarezza sul motivo della bocciatura di molte domande presentate dai cittadini.
“Vorrei ringraziare i nostri 50 dipendenti che più di una volta hanno visto il loro operato criticato sui giornali”, ha esordito l’assessore Giorgi.
Sono state circa 1430 le domande rientrate all’interno della fase 1 dell’emergenza, in cui i buoni spesa sono stati erogati a persone che non ricevevano alcun tipo di aiuto pubblico. “Con i fondi rimasti – ha spiegato Giorgi – abbiamo deciso di ridare un piccolo contributo a queste persone e di aggiungere coloro che già ricevevano aiuti statali o comunque avevano ricevuto aiuti nel mese di marzo per un budget inferiore ai 1000 euro. In questo modo siamo arrivati all’attivazione di 2026 card: le card sono già state ricaricate per chi le aveva già ricevute, mentre per gli altri cittadini sono in fase di consegna”.
Altro punto di discussione è stato quello dell’avviso sull’accettazione o meno della domanda, su cui Giorgi ha spiegato che “alcuni cittadini non sono stati avvisati subito della positività o meno dell’esito della domanda semplicemente perché molti sono rientrati nella fase 2, in cui è stato redistribuito il buono spesa a chi già percepiva aiuti pubblici”.
Si sono visti negare l’erogazione dei buoni, invece, le persone che nel mese di marzo avevano ricevuto una liquidità superiore ai 1000-1200 euro, coloro che non risultavano residenti nel comune della Spezia oppure che avevano dichiarato il falso, come ad esempio un nucleo familiare più ampio per ricevere un buono spesa più ingente. I dipendenti dei servizi sociali hanno infatti condotto delle indagini per verificare la veridicità delle affermazioni di chi ha presentato le domande.
Ma i problemi restano, e riguardano soprattutto la capacità di intervento del Comune, che deve fare i conti con un bilancio malandato e la mancanza di altri finanziamenti dal governo centrale: “La maggior parte delle persone che si rivolgono ai servizi sociali non vorrebbero nemmeno venire, perché hanno diritto ad altre misure: sono ancora in attesa o della cassa integrazione o in parte anche dei 600 euro – ha fatto notare l’assessore Giorgi – Anche noi abbiamo difficoltà a intervenire, perché non siamo pronti come Comune a livello di risorse a sopportare tutto questo. Al di fuori della misura dei buoni spesa come servizi sociali siamo stati abbandonati”.
Giorgi ha risposto anche ai dubbi sul motivo per cui non è stata stilata una graduatoria dei richiedenti: “Non è stato possibile farla perché avremmo dovuto prima valutare le 2.600 domande e poi successivamente dare un punteggio, il che avrebbe voluto dire consegnare il buono spesa alle persone dopo un mese e mezzo. Questo è il motivo per cui non si è fatta alcuna graduatoria nei Comuni medio-grandi, non certo per volontà di non garantire trasparenza”.
“I servizi sociali di tutti i Comuni d’Italia stanno sopperendo alle difficoltà dei cittadini – ha concluso Giorgi – Auspico che vengano messi al centro della progettualità del governo”.