"Le polemiche non aiutano la nostra città a crescere e a risolvere i propri problemi. Il rapporto città-porto rappresenta un tema che ha bisogno di ancora molto impegno per essere ritenuto scritto in tutte le sue pagine. Il PRP, approvato all'inizio del 2000, è il risultato di una faticosa opera di mediazione e la cui intesa tra l'Amministrazione Comunale e l'AP fu approvata solo dopo un'infinita serie di incontri per raggiungere il più avanzato punto di incontro tra le esigenze della portualità e quelle della cittadinanza".
"Erano gli anni successivi alla grande crisi delle partecipazioni statali, con l'Arsenale che non rappresentava più lo storico bacino occupazionale e con la cantieristica che faticava a trovare una nuova mission.
Furono anni difficili in cui si affacciava alla realtà mondiale il Porto della Spezia".
"Molto, troppo, di quella pianificazione si deve ancora realizzare. Nel frattempo con le infrastrutture non ancora rinnovate si sta facendo fronte ad un mondo dello shipping che è in trasformazione. Con ovvi problemi sia di carattere operativo che di coesistenza sociale".
"Quando il Presidente Bucchioni parla di concordia, non credo voglia fare riferimento a quel sentimento, molto spezzino, del "volemose bene" ma alla profonda necessità di riavviare quel proficuo confronto che in questi ultimi anni è andato perduto".
"È inutile, se non dannoso, nascondere che in questi anni con l'amministrazione di centrodestra non si sia mosso nulla. Abbiamo assistito a continue annunciazioni. Anche la barriera antirumore, che da sola non risolve il problema ma che può rappresentare sicuramente un punto da cui partire, è il frutto di un lavoro d'intesa tra la precedente Amministrazione e il precedente Presidente dell'AP".
"Siamo i primi, visto che abbiamo contribuito a scrivere quei documenti, che vogliamo che si attui quanto previsto dalla pianificazione e crediamo che un argomento così delicato, che vede coinvolte centinaia di famiglie, non possa essere trattato con questa superficialità".
"La Politica deve tornare a svolgere il ruolo elevato che le regole delle democrazie occidentali avanzate gli hanno attribuito. La soluzione dei problemi complessi non può che essere il frutto di analisi e discussioni complesse. Per questo crediamo sia giusto riannodare i fili del discorso per costruire una società migliore".
"Abbandoniamo tutti quanti le parole della propaganda che può fare felici i tifosi ma che non portano nessun risultato. Parlare di ritiro della concessione non porta a nulla e non risolve i problemi semmai li acuisce.
Ci vuole chiarezza. Quella sì. Capire i ritardi del pubblico e quelli del privato. Le volontà del pubblico e quelle del privato. E insieme trovare le soluzioni. Come è stato fatto nel passato. Con fatica ed impegno, credo sia l'unica strada".