"Le vicende che stanno agitando la comunità portuale ed hanno alimentato l'ennesimo conflitto tra l'Amministrazione Peracchini e il terminalista LSCT sono allarmanti per quello che possono produrre ulteriormente. Ma preoccupanti sono anche i motivi che portano a tutto ciò.
Mi permetteranno i protagonisti della diatriba ma penso infatti che tutto nasca, si protragga e non si risolva per la mancanza della capacità di essere, o tornare ad essere - scegliete voi -, classe dirigente di questa città. E, lo dico con franchezza, è una mancanza che riguarda entrambi: il Sindaco con l'Amministrazione da una parte; il privato che gestisce il terminal dall'altra.
Il porto della Spezia ha davanti una fase delicata. Deve assolutamente portare a compimento i tanto attesi interventi infrastrutturali, previsti dal PRP, per mantenere competitività sul mercato e andare incontro ad una maggior ambientalizzazione.
In questo senso non è oggettivamente più comprensibile il comportamento anestetizzato di LSCT, e credo che oggi non bastino neppure più le parole di rassicurazione che ascoltiamo. Servono fatti e servono ora. E, senza scomodare management del passato, penso sia ragionevole aspettarsi, da chi ha ottenuto 53 anni di concessione delle banchine, una gestione del personale attenta alla sua completa tutela, anche nei momenti difficili; visto che poi proprio tutela e aumento dell'occupazione sono inseriti come contropartita alla concessione che è stata data.
Per quanto riguarda l'altra parte: in un momento in cui girano voci di disimpegno e il nervosismo pervade una comunità come quella del porto, tutto ci si aspetterebbe da un'Amministrazione, tranne che leggere le dichiarazioni che abbiamo letto.
Proprio quando servirebbe un intervento politico attento a soffocare le fiamme - e in questa vicenda penso che la politica debba assumere anche quel ruolo - il Sindaco Peracchini lancia una tanica di benzina nell'incendio, dimenticandosi quanto pil sviluppa il porto e a quanti centinaia di spezzini da lavoro.
Ma, nonostante passività e dichiarazioni incendiarie, non penso che tutti abbiano smarrito il buon senso per riportare la nave sulla giusta rotta.
Ho conosciuto negli ultimi anni dipendenti, lavoratori, imprenditori e rappresentanti delle associazioni che, lavorando nel settore, hanno a cuore la storia ed il futuro di un tassello economico fondamentale per il panorama locale e nazionale. Sono essi stessi quella storia e quel futuro, fanno parte anche loro di quella classe dirigente.
Penso che, di fronte a tutto ciò, debbano essere loro a chiedere di tornare a sedersi tutti intorno a un tavolo, e, in quella sede, pretendere la fine del conflitto, il ritorno ad una responsabilità, per ricevere definitivi chiarimenti e un cronoprogramma che venga rispettato una volta per tutte.
Insomma: rassicurazioni concrete, così che si possa tornare a puntare tutti quanti all'obbiettivo comune.
È quanto mai urgente, se è vero che si vive un tempo in cui il mondo dello shipping affronta trasformazioni epocali: ingresso di nuove tecnologie; maggior competitività tra gli scali; cambi di assetti con compagnie di navigazione che diventano gestori al 100% di terminal, ed i precedenti terminalisti che si addentrano in altri segmenti del trasporto merci.
In questo "nuovo mondo" il porto della Spezia deve farsi trovare pronto, quantomeno provarci".
Marco Raffaelli, capogruppo Partito Democratico