"Non si può trattare o ragionare su nulla, sino a che sulla testa degli spezzini penderà una richiesta di autorizzazione al Ministero per una nuova centrale di produzione di energia che utilizza il gas. Prima di ogni altra decisione si deve concordare e sottoscrivere con la città un accordo che sancisca chiaramente come si intende utilizzare l’intera area di 74 ettari occupata dalla centrale a carbone".
"Lo abbiamo già detto più volte, ma intendiamo ribadirlo. Una operazione che non tenga conto di questo, sarebbe un insulto alla città, perché sembrerebbe da parte di ENEL un tentativo di spostare a data da destinarsi (ricordiamoci dell’area Shell) qualsiasi intervento sia di bonifica che di riconversione di un area pregiata e strategicamente importante per Spezia. Un’area che deve produrre posti di lavoro per i nostri ragazzi e al tempo stesso smettere di inquinare pesantemente il territorio".
- L’avvio di uno studio sul danno sanitario causato dalla centrale,
- la separazione della chiusura del gruppo a carbone dalla questione della riconversione a gas,
- l’elaborazione di un piano di localizzazione sostenibile delle centrali previste dal cosiddetto capacity-market
- l’inserimento nel Piano urbanistico comunale di un divieto all’insediamento di industrie insalubri di prima classe
"Sono alcuni dei punti ineludibili sui quali deve basarsi la trattativa da aprirsi con ENEL".
"E la parola “trattativa” non è casuale, ma anzi vorrebbe essere da stimolo a tutti i soggetti in campo, sindacati in primis, affinché Spezia possa una volta per tutte uscire vincitrice dall’enorme e mai risolto gap del ricatto occupazionale che tiene in scacco e divide spessissimo il mondo ambientalista, che in fondo cerca unicamente di tutelare il diritto alla salute dei cittadini, da quello dei lavoratori, che sono però anch’essi cittadini che spesso di lavoro si ammalano".
"Per concludere una domanda. Come siamo mesi con Toti ovvero con la regione? La materia energia rientra tra quelle di legislazione concorrente Stato-Regioni. La decisione della Presidenza e del Consiglio dei Ministri non può essere unilaterale, ma deve permettere una vera trattativa. A sua volta la Regione non può negare a priori l’Intesa ma può far pesare il suo diritto di veto ovviamente motivando il diniego non per ragioni strettamente ambientali ma energetico/territoriali attraverso un piano di localizzazione sostenibile".
"Dunque al di la delle buone intenzioni espresse a parole, come troppo spesso accade in politica urge capire e sapere cosa si ha intenzione di fare in regione. Questo diritto di veto lo si intende esercitare oppure si preferirà far lettere e dichiarazioni per poi a cose fatte allargare le braccia?".
Dina Nobili (Partito Democratico)
Massimo Baldino Caratozzolo (Capogruppo Per la nostra città)