“E venne il giorno”, la citazione del film di M. Night Shyamalan oggi cade a fagiolo per la vicenda di “Per la nostra città con Giulio Guerri”, il gruppo consiliare formato da Giulio Guerri e Massimo Caratozzolo.
È arrivato quest’oggi infatti il parere del Ministero dell’Interno riguardo alla diatriba tra Giulio Guerri, presidente del consiglio comunale della Spezia e Massimo Caratozzolo, capogruppo di “Per la nostra città con Giulio Guerri”.
Riassumiamo la vicenda: Massimo Baldino aveva comunicato alla Presidenza del Consiglio la volontà di cambiare denominazione al gruppo e di spostarlo all’opposizione.
Decisione però che trova nettamente contrario proprio Giulio Guerri, che ha deciso di non riconoscere più a Caratozzolo il ruolo di capogruppo.
“Il Ministero ha altresì comunicato - si legge nella nota del Ministero dell’Interno - che un gruppo formato da due soli membri dovrebbe prendere le proprie decisioni necessariamente all’unanimità non potendo essere riconosciuto al capogruppo un ruolo di primazia”.
“Pertanto - prosegue il parere - un consigliere non potrebbe unilateralmente privare l’altro del ruolo di capogruppo, considerato che tale investitura era scaturita in base ad una precedente decisione unanime. D’altro canto appare completamente priva di effetti l’eventuale manifestazione di volontà del capogruppo diretta a cambiare unilateralmente la denominazione del gruppo mutandone, altresì, il posizionamento politico”. Insomma pari e patta, palla al centro, si potrebbe dire.
“Ciascun consigliere potrà decidere di rimanere nel proprio gruppo ovvero passare ad altro gruppo in base alle previsioni recate dal regolamento sul funzionamento del consiglio - si legge ancora nella nota - ma non potrà assumere determinazioni valevoli per l’intero gruppo in contrasto con la volontà dell’altro componente”.
Tradotto: Giulio Guerri e Massimo Caratozzolo si stanno bloccando a vicenda e nessuno dei due può unilateralmente decidere cosa fare del gruppo. Insomma quello che ci si para davanti, stando alla nota del Ministero dell’Interno, è un vero e proprio matrimonio forzato.