La definitiva marginalità della sanità spezzina, evocata dalla prognosi infausta del destino dell'opera, comporta infatti una ulteriore, drammatica smobilitazione di energie umane e di motivazioni professionali. E mentre la qualità clinica degrada, nessun nuovo nome di spessore vede in Spezia una sede degna di essere presa in considerazione per spendere la propria carriera medica.
È evidente poi che in questo contesto si farà spazio progressivamente anche la prospettiva di una privatizzazione sempre più spinta, quasi fosse una liberazione.
Ma chi è responsabile della mancata realizzazione del nuovo ospedale? Il centrodestra, che governa la Regione Liguria, ente titolare della sanità, da ormai un quinquennio e che già ai tempi del governo Biasotti aveva malgestito e fatto naufragare il primo appalto del nuovo Felettino? Oppure il centrosinistra, rimasto al potere in Regione per più tempo ancora, e che ha impostato questo nuovo appalto che non decolla? Io ho la mia risposta, ed è la stessa che diedi in Consiglio comunale ormai quasi un decennio fa.
Se dopo un trentennio non si è riusciti a traguardare la realizzazione di un’opera oggettivamente importante per la vita di una comunità, la responsabilità è di tutta quanta una classe dirigente, di destra, di sinistra e di centro che sia, e ovunque essa abbia agito, sia a Roma nel parlamento o nel Governo, sia a Genova, nelle giunte o nei consigli regionali, sia a Spezia. È una verità scomoda, lo capisco, fa più gioco il rimpallo delle colpe, il ping pong delle accuse. Ma così è.
Questa lettura non deve però portare all’apatia: della serie, è colpa di tutti dunque di nessuno, e pertanto non c’è nulla da fare. In realtà una via di uscita c’è, una sola, ma c’è.
Quasi un decennio fa, in un frangente altrettanto drammatico per il progetto del nuovo ospedale, annunciai che se non si fosse riconosciuto il diritto della città a quell'opera mi sarei dimesso. Servì quantomeno a smuovere le acque, tanto che si concretizzò una presa in carico vera da parte della Regione che portò alla individuazione delle risorse per l’appalto. Oggi che quello stesso appalto si è incagliato ed è prossimo al naufragio c’è solo un modo per salvare le prospettive dell'opera. Finiamola con il rimpallo delle responsabilità e la città, unita in tutte le sue espressioni, politiche e civili, faccia sentire la propria voce e chieda, anzi urli, alla Regione che quell’ospedale, nuovo e degno di questo nome, le spetta, ne ha diritto! Si chiami la Regione, la cui funzione è primaria e decisiva, a prendere posizione, ad assumere impegni, a dire la propria senza nascondersi dietro ai ping pong. Lo si faccia senza transigere e senza risparmiarsi, con la fermezza di chi ha da perdere ormai non più solo una fondamentale infrastruttura sanitaria, ma finanche la propria dignità di città. E con essa la faccia di una intera classe dirigente, di destra, di centro e di sinistra.
Massimo Federici
già sindaco della Spezia