Euronaval (Parigi, 23- 26 ottobre 2018) è una delle più importanti Fiere al mondo per gli operatori del settore navale e marittimo.
Quest'anno a Parigi era presente un cluster, ovvero un gruppo di aziende, per la maggior parte spezzine, che si sono unite e presentate in un unico stand. A guidarle l'imprenditrice Cristiana Pagni, presidente di Blue Hub, azienda speciale della CCIAA Riviere di Liguria e “anima” di Seafuture.
Abbiamo deciso di rivolgerle qualche domanda sia sulla fiera francese che sul futuro della similare manifestazione spezzina.
Come è nata l'idea di presentarsi ad Euronaval come cluster?
L’azienda speciale della Camera di Commercio, Blue hub, da anni svolge il ruolo di catalizzatore nei confronti delle PMI spezzine e liguri, per supportarle nel percorso di internazionalizzazione, e grazie anche alla manifestazione Seafuture, il numero delle aziende che desiderano partecipare è in costante aumento. Soprattutto in contesti internazionali, l’aggregazione ed il fare sistema, risulta l’arma vincente non solo per avere quella visibilità che individualmente sarebbe quasi impossibile ottenere, ma anche per dare una risposta concreta alle esigenze di grandi buyers che continuano a privilegiare un approccio ‘chiavi in mano’.
Questa é la quinta partecipazione ad Euronaval per Blue Hub in collettiva.
Quale è stata la risposta delle aziende spezzine alla proposta di aderire al cluster e volare a Parigi?
Come sempre una risposta positiva, che ci ha consentito di gestire la logistica e la partecipazione in modo efficace, con uno stand di circa 80 mq, ma per il futuro vorremmo fare di più.
Erano presenti in Fiera altri cluster italiani?
No, siamo l’unico cluster ad aver partecipato con la presenza di PMI. Le grandi: Fincantieri, Leonardo... partecipano con stand propri. Noi cerchiamo di supportare le imprese dove ICE Agenzia, che ha un ruolo istituzionale attributo dal Ministero per le attività di internazionalizzazione, non partecipa direttamente. In questo caso possiamo informare le imprese, farle partecipare e coordinarle con notevoli risparmi in termini di costo/efficacia dell’evento.
I visitatori che si sono fermati nello stand “spezzino” quali interessi hanno dimostrato nei confronti degli espositori?
Interessi concreti di business. L’eccellenza italiana a livello di innovazione tecnologica crea sempre molto appeal e di conseguenza un riscontro diretto in termini di proposte contrattuali. Tutti gli imprenditori presenti mi hanno manifestato la loro soddisfazione.
Cosa prenderebbe da Euronaval per riproporlo a Seafuture?
Euronaval è una fiera che quest’anno festeggia il 50° anniversario ed ha sempre avuto il supporto del Governo e di tutte le Istituzioni francesi: mi piacerebbe che anche nel nostro Paese riuscissimo a fare sistema e non solo a parlarne. Certamente nella scorsa edizione é stato fatto un notevole passo avanti in termini di coinvolgimento delle istituzioni e di altri cluster: grazie al DLTM, alla Camera di Commercio, al Comune della Spezia, alla Regione Liguria come a tanti altri attori, siamo riusciti a creare un evento internazionale, cui hanno partecipato imprenditori e rappresentanti istituzionali di oltre 50 Paesi, dall’Australia al Sud Africa, dagli Stati Uniti alla Turchia, oltre alla maggioranza dei Paesi Europei. Mi piacerebbe poter contare su un sempre maggior coinvolgimento da parte non solo del Ministero della Difesa, di quello dei Trasporti e del MISE, che già ci hanno rappresentato il loro supporto concreto ed apprezzamenti per il lavoro svolto, ma anche quello di altri ministeri; Seafuture rappresenta l’unico evento nel bacino del Mediterraneo che affronta a 360 gradi il tema dell’economia del mare.
Ora guardiamo dalla prospettiva opposta, qual è il valore aggiunto di Seafuture rispetto a Euronaval?
Ce ne sono tanti a mio parere. Il fatto che si svolga all’interno di una Base Navale della Marina Italiana, di avere i pontili a disposizione, le navi per effettuare uscite in mare e le prove su sistemi ed apparati delle nostre aziende, grandi e piccole, immediatamente usufruibili, il fatto di trovarci in un contesto ambientale molto bello e favorevole, cioè il nostro Golfo...
SeaFuture è terminato ormai da 4 mesi, qual è il bilancio dell'edizione 2018?
Un bilancio confermato dalle imprese partecipanti come molto positivo: 1230 incontri btob preorganizzati, 177 espositori, 42 delegazioni estere e 5 capi di stato, circa 9000 mq di spazio espositivo, 133 giornalisti accreditati, 33 conferenze in 5 giorni, un incremento decisamente significativo. Conosciamo bene anche quelli che sono stati i limiti della passata edizione e stiamo già lavorando
per superarli.
Quindi Seafuture 2020 ci sarà: a quali novità state pensando per arricchire ulteriormente la manifestazione?
Ci sarà dal 23 al 27 giugno 2020 sempre presso la base navale...stiamo già lavorando ad alcuni aspetti innovativi, ma penso sia ancora prematuro dare anticipazioni. Sicuramente tratteremo maggiormente il tema della robotica e delle tecnologie underwater, il tema della sostenibilità ambientale sarà il fil rouge della manifestazione. Il dual use,l’upkeeping e la particolare attenzione alle PMI, vera struttura portante della nostra economia rimarranno al centro del nostro lavoro.
L'esperienza del Cluster “spezzino” ad Euronaval si può ripetere anche per altre importanti manifestazioni?
Da sempre crediamo fortemente nella forza dell’aggregazione, del ‘fare insieme’ per proporsi uniti soprattutto in contesti internazionali difficilmente aggredibili da piccole aziende in autonomia. A questo proposito abbiamo siglato un protocollo di intesa con il Distretto Ligure delle Tecnologie Marine per supportare al meglio le aziende del nostro territorio. Stiamo lavorando alla preparazione di un documento che proporrà la partecipazione ad un calendario di fiere internazionali ed altre azioni concrete per le PMI secondo la mission degli enti che rappresentiamo per il 2019, ma vorremmo fare ancora di più sistema. Ci auguriamo pertanto che questa esperienza possa essere estesa ad altre realtà del nostro territorio e non solo.