Secondo quanto rilevato dal Ministero dello Sviluppo Economico in poco più di quattro mesi sino al primo di ottobre c’è stato un incremento di € 0,026 che sembra una cifra poco significativa ma che, per un’azienda media di autotrasporto che effettua la linea nazionale, rappresenta un maggior costo di oltre novecento euro l’anno a camion.
In materia di imposte sul gasolio (accise ed IVA), negli ultimi tre anni si conferma una situazione persistente: con un percentuale di incidenza che si avvicina al 60%, l’Italia si trova sempre tra i primi tre posti (tra Svezia ed Inghilterra) in ordine decrescente di imposizione tra i 28 Paesi dell’Unione Europea.
Se si guarda invece il prezzo industriale del petrolio, al 1° Ottobre 2018, l’Italia occupa il 19° posto in ordine decrescente di costo: il resto sono tutte tasse, molte delle quali risalgono a tempi immemorabili. Nei 28 Paesi dell’Unione Europea 13 hanno imposte che incidono meno del 50% sul prezzo finale del gasolio.
La Germania, solo per fare un esempio, pur avendo un costo di acquisto del gasolio maggiore del nostro, ha fatto la scelta di contenere l’incidenza delle imposte al 51% con il risultato finale di un costo alla pompa che la colloca nella metà dei Paesi dell’Unione con il minor costo. CNA Fita torna pertanto a richiedere con forza che “L’Italia porti le imposte sul gasolio sotto il 50% del costo complessivo alla pompa. Ne va della competitività del sistema Paese.