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I Vini delle Cinque Terre si distinguono per bontà e capacità di raccontare il territorio In evidenza

Premi, menzioni e riconoscimenti.

 

I vini delle Cinque Terre continuano a distinguersi nel panorama nazionale. Solo nelle ultime settimane sono diversi i riconoscimenti inanellati dai vignaioli del nostro territorio. Premi e menzioni che gli esperti assegnano non solo alle qualità organolettiche dei vini ma alla loro capacità di esprimere un legame irripetibile con il paesaggio di origine.

Come ad esempio il Cinque Terre Ma Va' 2016 - vino dal nome dialettale di una zona di Vernazza - che ha ricevuto la Corona, il massimo riconoscimento della Guida "Vinibuoni d'Italia 2018" del Touring Club Italiano. Il Bianco DOC prodotto dall'Azienda Agricola CHEO di Bartolomeo Lercari e Lise Betram, coppia nella vita e in vigna, si è distinto in occasione dell'ultima edizione del Merano Wine Festival per "la qualità, la bevibilità, la piacevolezza e la corrispondenza vino, vitigno e territorio".

O l'U Neigru 2015, vino nero prodotto nell'Azienda Agricola Possa di Riomaggiore di Heidy Bonanini che è entrato nella prestigiosa top hundred al Golosaria di Milano, tra i cento migliori vino d'Italia. Nella guida Golosaria 2018, del giornalista Paolo Massobrio dedicata alle cose buone del Bel Paese si legge: "I vini Heidy di lasciano il segno, quintessenza del territorio che li genera, necessitano di tempo per esprimersi al meglio, ma trasmettono il vero carattere della tradizione."

A poche terrazze di distanza, nella frazione di Manarola, il Premio Romano Levi per il Vignaiolo dell'Anno della FAVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) é andato all'Azienda Agricola Forlini Cappellini che, per la prima volta, vede premiata una coppia: Germana Forlini, classe 1936, e Alberto Cappellini, classe 1932, ancor prima che soci, dal 1986, sono marito e moglie dal lontano 1966.

Importante il riconoscimento ricevuto da Forlini Cappellini perché è attribuito ai vignaioli indipendenti, categoria che meglio rappresenta i nostri produttori.

Alle Cinque Terre il vignaiolo infatti fa tutto da solo: dalla coltivazione alla vendemmia; dalla vinificazione all'imbottigliamento, fino alla realizzazione dei manufatti tradizionali come i muri a secco.

Si parla di poche bottiglie nelle quali il viticoltore mette tutto se stesso: il proprio nome e la propria storia. In tutto, nelle Cinque Terre si producono 205.300 litri di vino e 9.200 litri di Sciacchetrà. Poca la resa, grande qualità, poco marketing e molta verità nei vini delle Cinque Terre che, contrariamente all'asprezza del paesaggio, sanno esprimere luce e gioia.

Lo ha spiegato bene Alessandro Crovara, altro vigneron di Manarola, nell'intervista a Geo & Geo andata in onda nei giorni scorsi: "Non siamo eroi, siamo custodi del grande patrimonio che ci hanno tramandato i nostri avi. Portiamo avanti la nostra identità e siamo felici quando stiamo in vigna".

"Un omaggio ed un grazie ai nostri vignaioli – dice il Presidente F.F. Vincenzo Resasco - non eroi ma uomini veri che pur nelle difficoltà di una viticoltura estrema sono felici di regalare ancora bellezza al nostro territorio e di farcela gustare in vini sempre più prestigiosi".

Sembrano più che mai attuali le parole scritte da Fabrizio Scarpato nel 2013 in occasione dei 40 anni della DOC Cinque Terre: "(...)Definire un contadino un eroe è confinarlo in un ghetto - abbandonarlo, farne cimelio, svuotarlo e ridurlo a reperto folcloristico buono per le foto digitali che una app virerà immediatamente a seppia. (...)Se è vero che è beato il Paese che non ha bisogno di eroi, ebbene neanche le Cinque Terre ne hanno bisogno. Di sognatori, di intraprendenti, di pazzi, forse, ma non di eroi."

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