Le 5 Terre sono, è vero, patrimonio dell'umanità ma, fuor di retorica, sono patrimonio del nostro territorio e ne abbiamo noi piena responsabilità.
Il Presidente, è vero, è nominato dai governi nazionale e regionale ed in questo caso possiamo riconoscere che la nomina ha traguardato competenza unita a potere, binomio non sempre riconoscibile in altri enti pubblici, ma vive la realtà locale e da questa trae i motivi del suo agire.
Da sempre siamo costretti a fare i conti con i limiti del nostro territorio: questo è successo con la cantieristica, con il porto ed ora con il turismo.
I movimenti turistici cui eravamo abituati originavano da gran tour, dal Golfo dei Poeti, dalle bagnature reali, dalle seconde case di Lerici, Portovenere, Ameglia, ecc. e dalla progressiva e sostansialmente contenuta crescita del dopoguerra. Oggi abbiamo due fenomeni numericamente di forte impatto: le Cinque Terre ed i croceristi.
Si tratta di fenomeni da gestire o da lasciare alla forte capacità attrattiva del Golfo e delle Cinque Terre?
Il Presidente Alessandro ha posto il tema che non credo possa essere lasciato cadere: infrastrutture, capacità di accoglienza, fragilità del territorio, mobilità, tassazione sono elementi da analizzare sia per quantità che per qualità. Fatta l'analisi ne dovrà, necessariamente, discendere un rapporto con la domanda ed una politica di promozione che non potrà non essere selettiva e di scelta (mi vedo infatti una domanda superiore all'offerta!).
Ma vale anche la pena di porsi un'altra domanda: chi fa cosa?
Il quadro istituzionale italiano si sta incamminando sui tre livelli essenziali stato, regioni (auspicabilmente macro) e comuni. Per quanto interessa al nostro argomentare mi pare indispensabile semplificare i soggetti pubblici competenti e concentrare nel comune capoluogo la regia della politica turistica di comprensorio nell'autonomia dei vari comuni con la speranza che maturino condizioni per positivi accorpamenti.
Un unico Sistema Turistico locale costituisce la base per avere una sufficiente politica turistica che superi logiche paesane e guardi a quella che ormai tutti definiscono "industria turistica".
La frammentazione di competenze non è espressione di democrazia, è confusione, deresponsabilizzazione ed inefficienza oltrechè spreco di risorse cui gli operatori fanno fatica ad adeguarsi disperdendo energie che più proficuamente impiegherebbero nell'offerta turistica.