Le imprese e i contribuenti versano 2 miliardi di tasse in più al mese: è quanto emerge dallo studio di CNA che ha interessato anche i "conti" degli spezzini.
"Dallo studio di CNA emerge un continuo salasso a discapito della piccola impresa e delle famiglie proprio mentre la crisi morde con maggiore ferocia – lo denuncia Federica Maggiani, presidente della CNA Spezzina - Il fisco è l'unica impresa italiana che non risente della crisi. I suoi conti vanno a gonfie vele. Rispetto al 2011, infatti, incassa quasi due miliardi di euro in più al mese, mentre le imprese sono in affanno". CNA, con il suo studio denuncia questo incremento d'imposte domandandosi come sia possibile che i contribuenti italiani siano chiamati a versare ancora altri 24 miliardi all'anno nelle casse pubbliche, centrali e locali, a dispetto del prodotto interno lordo in arretramento? Uno studio approfondito quello di CNA che ha visto coinvolto anche il territorio spezzino con le tariffe e le imposte derivanti dagli enti locali e dai servizi sul territorio che hanno consentito lo studio "Entrate erariali e locali che incidono sulla pressione fiscale". Da questo emerge che per i contribuenti italiani il 2012 sia stato un anno terribile con la pressione fiscale balzata dal 42,8 al 44,3%, complice anche il calo del Pil. Nel 2013 il fisco si è "limitato" a confermare nella sostanza le entrate, e anche la pressione fiscale, dell'anno precedente. Nel 2012 la crescita del gettito è stata determinata per 12,4 miliardi da imposte indirette, per 11,1 miliardi da imposte indirette e per 470 milioni da contributi sociali. In questo computo rientra anche la trasformazione delle "una tantum" in "una semper". Nell'arco di dodici mesi, in altre parole, è avvenuto uno spostamento di circa 5,5 miliardi dalle entrate tributarie straordinarie (sostenute, per la maggior parte, da quanti hanno scelto di beneficiare di sanatorie, condoni e particolari agevolazioni fiscali) alle entrate strutturali a carico di tutti i contribuenti e, in particolare, delle imprese. La responsabilità principale dell'aumento monstre della tassazione va addebitata alla trasformazione dell'Ici in Imu: la nuova imposta sugli immobili (che ha colpito selvaggiamente capannoni, laboratori, negozi, gli immobili strumentali insomma, quelli che creano lavoro e ricchezza diffusa) è costata ai contribuenti intorno ai 14 miliardi. Per effetto della doppia competenza comuni/erario, le maggiori entrate derivate dall'Imu sono ammontate a 6 miliardi per i comuni e a 8 miliardi per l'erario. L'impennata del 24% dell'imposta di fabbricazione sui carburanti ha permesso al fisco di introitare maggiori entrate per 5 miliardi, maggiori entrate di certo non dovute alla crescita dei consumi, che anzi si sono ridotti, ma appunto all'exploit della tassazione. L'incremento dal 12,5 al 20% delle imposte sostitutive sulle rendite finanziarie ha portato, infine, altri 3,1 miliardi in più alle casse dello Stato. Tutto lo studio di CNA, nei prossimi giorni sarà a disposizione di chi ne fa richiesta: Maurizio Viaggi – 0187 598080