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di Francesca Dallatana - Ultima frontiera. Forecast.

Il 2025 è domani. Il futuro è arrivato. In un balzo, la previsione elaborata da un team di esperti di composita ispirazione culturale, è verificabile nella quotidianità. Le tendenze del lavoro: a quasi due lustri di distanza dall’incipit della ricerca, significativo considerarle alla luce della fotografia attuale del mercato e della società.

A cogliere i tratti salienti dei mutamenti in corso, il sociologo del lavoro Domenico De Masi scomparso nel Settembre 2023. L’indagine sociale risale al 2016 ed è stata commissionata da un gruppo di parlamentari del Movimento 5 Stelle. La ricerca è iniziata nel 2016 e il libro “Lavoro 2025” edito da Marsilio è datato 2017. Sette anni di distanza: una durata temporale densa di variabili intervenienti che hanno fortemente condizionato i processi sociali. Prima fra tutti, la pandemia da Covid-19: un acceleratore dei processi in corso, a partire dall’utilizzo delle tecnologie e degli strumenti informatici per rendere più agili le comunicazioni e permettere il trasferimento delle informazioni in tempo reale. Al lockdown e all’emergenza sanitaria del 2020 e del 2021, si aggiungono nelle lista dei condizionamenti anche le crisi internazionali: Afghanistan, 2021; la così detta operazione speciale russa in Ucraina, del febbraio 2022 e in corso; il conflitto attuale tra Israele e Palestina. Sollecitazioni esterne al sistema che hanno condizionato reattività e mutamenti.

Nonostante le spinte centripete e quelle inaspettate centrifughe, le previsioni del gruppo di esperti si rivelano orientativamente realistiche. Anche se non tutte e non nelle modalità suggerite sono esattamente verificate negli anni in corso. L’orientamento della riflessione suona concreto.

Il futuro del lavoro
Il futuro è hic et nunc. Anticipato dalle linee di tendenza dei mutamenti sociali in corso.
Il lavoro è rimasto centrale nelle strategie di vita del presente, in quanto primo e fondamentale fonte di reddito per le persone in età lavorativa. E importante fuoco delle identità dei cittadini e delle cittadine. A mutare, per i lavoratori nelle nuove forme di impegno professionale è la relazione con il tempo e con lo spazio. L’introduzione delle tecnologie e delle nuove forme di comunicazione e, aggiungiamo qui, la pandemia come variabile estemporanea intesa come acceleratore di processi già in divenire, ha destrutturato il rapporto con lo spazio di lavoro, inteso come luogo di lavoro, e con il tempo di lavoro, rendendo più fluido l’orario di lavoro e meno definito in una rigida fascia oraria. Il team di esperti aveva previsto una riduzione dell’orario di lavoro nel 2025. E un rapporto molto diretto tra il tempo del lavoro e il tempo dedicato al volontariato e alle attività sociali spesso contaminando il lavoro con obiettivi quantificati e quantificabili con attività di ispirazione sociale: più sfumato il rapporto tra tempo libero e tempo del lavoro.
La previsione si attestava su un numero maggiore di ore da dedicare al tempo libero a causa del maggiore utilizzo dei contratti di solidarietà da parte delle fabbriche.
A condizionare il lavoro, soprattutto le tecnologie e gli strumenti di comunicazione che impongono la interconnessione continua nel tempo ad alcune categorie di lavoratori.
La nuova frontiera della libertà è diventata quella della disconnessione dal sistema di comunicazione permanente, dalla rete.
Il lavoro è diventato “i lavori di una vita”: quelli che si cercano e non si trovano, quelli che si mettono insieme negli scampoli della giornata e della settimana, quelli che non bastano perché gli stipendi sono bassi e il costo della vita è alto. E soprattutto: i lavori si perdono facilmente, perché le tutele dei lavoratori previste fino al 2015 sono fortemente sbiadite.
Da tutelare, allora, il diritto alla cittadinanza ancora prima del diritto al lavoro. “Lo status di cittadino come prius rispetto allo status di lavoratore”, da qui l’importanza dell’inclusione sociale come obiettivo prioritario.
Il team di esperti aveva previsto un forte legame tra lavoro e realizzazione delle proprie aspirazioni ed espressione e sviluppo della creatività. Stessa aspettativa per la fruizione del tempo libero. Per dire se la previsione si sia concretizzata, è necessaria una indagine sociale quali e quantitativa sugli occupati attuali. Fra le righe delle riflessioni del gruppo di esperti, emerge, a vario titolo una fiducia di fondo nella potenzialità creativa del genere umano.

Demografia e lavoro
Italia, un Paese non per giovani. Ottomila chilometri di costa, dalla quale arrivano flussi di migranti alla ricerca di una possibilità di miglioramento delle condizioni di vita. Saranno loro a garantire, attraverso il loro impegno lavorativo, gran parte delle risorse per finanziare indennità destinate al welfare sociale e le pensioni destinate ad una popolazione di età media sempre più alta. Saranno loro ad attutire gli effetti dell’inverno demografico. Nella cornice di una complessa filiera del lavoro, nella quale sarà ed è presente il capitolo del lavoro a basso costo, elemento che condiziona notevolmente il mercato del lavoro. La costruzione di nuovi percorsi finalizzati a favorire l’ingresso al mercato del lavoro permette la costruzione di reti sociali inedite e di nuovi posti di lavoro. Gli esperti, nella loro proiezione ideale, ipotizzano che l’attenzione al sociale e ai percorsi di inclusione possa ossigenare l’ordito comunitario. A tal punto da suggerire nuove formule di coesistenza intergenerazionale e inter-culturale: possibilità di co-housing di ispirazione solidaristica.

Fra contraddizioni e resistenze al cambiamento e tra le tensioni alla solidarietà al rialzo e il lavoro in nome e per conto della solidarietà, gli auspici e le riflessioni si ritrovano a volte evidenti e a volte accennati in diverse esperienze progettuali finanziate dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr).

I grandi temi
Consumismo versus sobrietà degli stili: caratterizza la qualità e la modalità di vita delle diverse classi sociali. La sobrietà diventa un tratto distintivo dei gruppi sociali di formazione alta; il consumismo rappresenta la prima fase del riscatto sociale per molte persone trasferite dai Paesi terzi all’Occidente inquieto. Decrescita, riuso, economia circolare, durata dei materiali: nuovi posti di lavoro potrebbero profilarsi, nonostante queste proiezioni oggi siano ancora sfocate in un orizzonte lontano. Ambiente, cambiamento climatico, fame: fuochi di sviluppo di una povertà diffusa e multiforme, pervasiva e contagiosa, in esondazione costante e capace di travolgere anche il lavoro e i lavoratori.

Gli esperti, durante l’indagine sociale predittiva, hanno parlato di soluzioni politiche innovative per affrontare la polarizzazione e la contrazione dell’occupazione. Per superare la polarizzazione tra la pletora dei lavoratori con salari al ribasso e mansioni dal contenuto professionalmente povero e professionisti con salari vertiginosamente alti rispetto alla maggioranza. Oggi, non si parla di contrazione dell’occupazione; piuttosto oggi si fa cenno alla difficoltà di reclutamento della forza lavoro a fronte di una richiesta alta e vivace. E ancora, sempre per voce del gruppo di studiosi, il libro richiama il valore delle competenze trasversali, quali l’empatia, la propensione alla collaborazione, la capacità di accrescere fiducia, motivazione, condivisione e creatività come motori di un cambiamento culturale e sociale.

Nel rispetto dell’inclusione sociale delle persone e delle loro identità, diversità culturali e religiose e sociali che siano. La diffusione delle politiche destinate alla valorizzazione e all’inclusione sociale rappresenta un motore cruciale. Ad oggi sintetizzato dai dipartimenti Dei (Diversità, equità e inclusione, ndr) in capo alle grandi aziende modernamente strutturate. La sfida attuale è la diffusione del modello culturale in modo trasversale alle agenzie sociali tutte.
L’autore e il team di esperti

Leonardo Becchetti (economia), Federico Butera (scienze organizzative), Nicola Cacace (nuove professioni), Luca De Biase (tecnologia e innovazione) , Donata Francescato (psicologia) , Diego Fusaro (filosofia), Fabiano Longoni (religione), Walter Passerini (lavoro e formazione), Umberto Romagnoli (relazioni sindacali), Riccardo Staglianò (mercato del lavoro), Michele Tiraboschi (diritto del lavoro): studiosi e professionisti che non hanno bisogno di presentazioni e che insieme hanno costituito il panel polifonico e complementare ad alto voltaggio specialistico. In squadra hanno risposto alle sollecitazioni del coordinatore scientifico dell’indagine e hanno contribuito a costruire la composita previsione del lavoro nel 2025.

Politica e sociologia
Ricorda nella prefazione, Domenico De Masi: “Nell’attuale fase di transizione della società industriale a quella postindustriale, i rapporti fra politica e scienze sociali sono ormai rarefatti e le indagini sociopolitiche, quand’anche si fanno restano al livello delle inchieste giornalistiche. Forse perché si ritengono superate le categorie di destra e di sinistra o perché si pensa che lavoratori e imprenditori siano tutti su una stessa barca, o ancora, perché i politici sono giunti alla conclusione che non hanno nulla da imparare dai sociologi.” Nonostante in precedenza la sociologia del lavoro abbia rappresentato un’importante disciplina dalla quale trarre ispirazione. Questa indagine commissionata da una forza politica rappresenta una illuminata eccezione. E una cornice di riferimento attuale e di alto spessore.

Domenico De Masi, Lavoro 2025, Marsilio Editori, 2017

 

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