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Francesco Migliore, da aquilotto in maglia bianca a imprenditore del territorio In evidenza

Intervista di Luca Erba. 

Francesco Migliore, classe 1988, aquilotto per quattro stagioni ha portato al braccio anche la fascia da capitano di una squadra che per tutti i campionati, con lui in campo, ha sempre raggiunto i play off nel campionato cadetto.

Da imprenditore il suo esordio è nel campo del settore immobiliare, poi la virata verso il turismo con l'avvio di una trentina di affittacamere di lusso e il food nell’ambito della ristorazione con la creazione d’impresa che guarda alle Cinque Terre e alla città. In programma per il prossimo anno c’è l’apertura di un terzo locale, sempre nel territorio, con l’obiettivo di consolidare un “format” della ristorazione da “esportare” anche altrove.

Francesco Migliore, si può dire a tutti gli effetti che sei spezzino di adozione. Che città ti sembra oggi Spezia rispetto a quando sei arrivato a vestire la maglia bianca nella stagione 2013/2014?
Sono arrivato nel 2013, e piano piano mi sono innamorato della città e del territorio. Sono cresciuto a Nizza, in Costa Azzurra, però Spezia è più a misura d’uomo. Sono contento di far crescere i miei figli in un posto così. Da quando sono arrivato, per ragioni sportive nel 2013, ti posso dire che la città è cambiata tantissimo. Ha cavalcato bene l’onda, è una città molto piacevole. Ti racconto questo aneddoto: un cliente, appena arrivato in città, mi dice di essersi innamorato del posto e compra casa. Un cliente inglese che compra casa, qua da noi, sino a dieci anni fa sarebbe stato impensabile, oggi invece siamo diventati una meta di interesse che attrae persone anche da fuori. Siamo diventati una realtà internazionale. Porto, turismo, crociere, una città che si è aperta al mondo in pochissimo tempo. Sono grato a questa realtà, Spezia e le Cinque Terre hanno rappresentato un bellissimo trampolino di lancio, l’inizio di una avventura fantastica, non smetterò mai di essere riconoscente a questo meraviglioso territorio. In questi anni c’è stata una bellissima crescita nei numeri e nella qualità del turismo.

Tra le tue attività oltre al “Viva la Vida” in Piazza Sant’Agostino c’è anche “La Regina di Manarola”. Avverti una continuità di clientela tra i due territori oppure rimangono due mondi distinti?
Sono due mondi che si completano, la clientela si può dire che sia la stessa. Chi viene a Spezia frequenta anche le Cinque Terre e viceversa. Avendo anche le camere in entrambi i territori si coglie una differenza di scelta sul tipo di esperienza che si vuole fare. Chi dorme alle Cinque Terre rappresenta un tipo di clientela, chi va a Spezia un’altra ancora. Rimane comunque un fattore comune: entrambe le clientele si “distribuiscono” omogeneamente sul territorio, e questo è un bene.

Un elemento che a colpo d’occhio caratterizza le tue attività è proprio l’utilizzo dei colori con un design che nel suo complesso non passa di certo inosservato. Quanto è importante per te caratterizzare un locale con un’impronta chiara e ben definita?
I miei locali hanno un bell'impatto a livello di colori. Sin da subito abbiamo deciso di avere una “brand identity” molto caratterizzante. Il nostro format d’impresa è quello di promuovere i prodotti gastronomici della nostra regione e anche delle eccellenze di tutto il paese. Attraverso “la storia” della Regina che risale lo stivale proponiamo diversi piatti di qualità che dalla Sicilia a salire verso il nord caratterizzano la qualità della nostra gastronomia. I colori fanno parte dell’Italia, e i colori dei miei locali sono ricercati con l’obiettivo di far sognare chi arriva dall’altra parte del mondo. In una serata si può vivere così un’esperienza unica anche attraverso il servizio, i nostri ragazzi hanno una grande specializzazione per il servizio in sala, la location e la qualità dei prodotti fanno il resto…

Nell’ambito dei pubblici esercizi chi si occupa di bar o ristorazione, oppure di entrambe le cose, lamenta sul piano occupazionale una stagionalità e un turnover del personale che rischiano di indebolire nel complesso la continuità d’impresa interrompendo, a volte, una formazione che viene fatta su risorse che da una stagione all’altra non ci sono più. Qual è la tua esperienza a riguardo?
Le risorse umane sono la cosa più difficile da reperire. C’è molto turnover, è molto difficile fidelizzare il personale. Noi abbiamo la fortuna di avere aziende di brand molto importanti che ci seguono nella formazione continua del personale. Abbiamo sempre cercato di costruire una formazione che partisse dal basso, abbiamo sempre cercato e investito in figure da formare perché crediamo che sia il percorso più corretto in grado di creare un rendimento alto in azienda.
Ci sino ragazzi che hanno molta passione e questo è importante. La formazione di questo settore è molto ampia: bisogna saper stare a contatto con le persone, essere disposti a fare orari scomodi, bisogna avere padronanza delle lingue straniere… Quando riusciamo a formare personale di qualità per noi è un grande orgoglio perché siamo consapevoli che non sia per niente facile, il settore dei bar e della ristorazione è complicato. Sono stati anni di enormi cambiamenti, il turnover fa parte del gioco. La sfida è proprio quella, non bisogna abbattersi.

Da imprenditore radicato nel territorio, quale sei, qual è il suggerimento o la richiesta che ti senti di fare alle istituzioni?
Io mi occupo principalmente della mia azienda, mi sento però di dire alcune cose come imprenditore del territorio: si deve andare sempre di più incontro a servizi di qualità, saranno fondamentali i prossimi dieci, quindici, vent’anni. Saranno fondamentali per programmare un graduale alzamento della qualità del turismo. È importantissimo. Come territorio l’unica “sconfitta” che dobbiamo evitare è che un turista possa dire: “un bel posto ma non ci tornerei.” Ecco perché servizi, trasporti e infrastrutture sono fondamentali. Sui treni voglio dire che il cambiamento dei prezzi è stato un po’ esagerato. C’è stata una ricaduta sulle attività, questo ha creato un po’ di insoddisfazione…. La spesa per i trasporti deve essere giusta ed equilibrata.

Francesco Migliore come immagina che sarà il mercato della ristorazione dei prossimi anni?
Nel settore della ristorazione il futuro sarà legato sempre di più al fattore “esperienziale”. Le persone non vogliono uscire solo per mangiare. Ecco perché il servizio è importante. C’è una cultura culinaria diffusa e molto più elevata rispetto agli anni passati, per questo i prodotti devono obbligatoriamente essere sempre di grande qualità. La ristorazione del futuro non dev’essere soltanto cibo, il ristorante vende emozioni. La curiosità è alla base di tutto il nostro lavoro.

 

 

 

 

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