Lo stand della Liguria a Vinitaly è frutto della sinergia tra Regione Liguria, le Camere di Commercio della Liguria, l’associazione di imprese “Promozione Vini di Liguria”, Liguria International e Agenzia in Liguria.
“Vinitaly 2022 - spiega il Segretario Generale della Camera di Commercio Riviere di Liguria, Marco Casarino – è stato un importantissimo appuntamento internazionale che ci ha dato la possibilità di promuovere il comparto vitivinicolo della nostra Regione. Il nostro impegno, infatti, è quello di sviluppare progetti e creare occasioni per le aziende liguri. Colgo l’occasione per ricordare il prossimo appuntamento che sarà Liguria da Bere che si svolgerà alla Spezia i primi giorni di luglio. Queste iniziative danno la possibilità di far conoscere la qualità dei nostri prodotti ai consumatori finali, ai ristoratori e ai buyer”.
In generale la viticoltura è un settore che può crescere, in particolare nella nostra provincia. Il vino prodotto nel Levante viene venduto senza difficoltà e le cantine si svuotano: non ci sono merci invendute o scorte di magazzino. Il problema è che c’è un limite nella possibilità di ampliare le superfici coltivabili a vite.
“Ci sono dei vincoli legislativi comunitari che riguardano specificatamente la viticoltura – spiega Casarino – a cui purtroppo ci dobbiamo attenere. La nostra produzione comunque non è di grandi quantità perché l’orografia del territorio ligure in generale non consente di avere grandi estensioni. Quello che è stato realizzato in questi anni è però un affinamento della qualità che rende il vino ligure interessante e appetibile”.
Superare, quindi, una norma comunitaria che assegna all’Italia delle precise quote di terreni coltivati a vite è molto difficile e ben poco si può fare. “Quello che vorremo – spiega il Segretario Generale della Camera di Commercio Riviere di Liguria – è provare ad ottenere una deroga che riconosca ai Parchi Nazionali una maggiore attribuzione di risorse in termini di superfici coltivabili”.
Quindi nel riparto ai Parchi Nazionali potrebbe essere riconosciuta una premialità del 10% del totale rispetto al totale delle superfici coltivate a vite. “Non è una trattativa facile ed è un percorso lento – conclude Casarino - anche perché occorre un consenso a livello nazionale ed è chiaro che ci si scontra con gli interessi di territori e Regioni che hanno produzioni più ampie e più radicate".