Una delusione enorme, inaspettata e che mette in crisi tutto il movimento calcistico nazionale. Difficile trovare altre parole per parlare della seconda esclusione consecutiva dai Mondiali dell’Italia del calcio. Ancora una volta sono stati decisivi gli spareggi. Ad escluderci dal torneo di Russia 2018 fu la Svezia. Questa volta è toccato alla non irresistibile Macedonia del Nord estrometterci da Qatar 2022, primo mondiale invernale della storia della FIFA.
Partiamo proprio dalla gara contro la Macedonia del Nord. 93 minuti di assedio, occasioni sprecate e un dominio nel gioco e nel possesso palla che si è tradotto in un nulla di fatto. Troppo spuntati gli azzurri che hanno fallito più volte il tiro che avrebbe sbloccato il risultato per farsi beffare all’ultimo secondo dal tracciante dalla distanza di Trajkovski su cui Donnarumma non è riuscito a intervenire. Risultato 1 a 0 e nordmacedoni avanti verso la finale playoff col Portogallo che ha fatto il suo dovere battendo per 3 a 1 la Turchia (seppur con qualche sofferenza di troppo). Qualificazione mondiale svanita e dibattito aperto sugli errori commessi dopo la vittoria dell’Europeo e sul futuro della squadra azzurra.
Purtroppo per i tifosi e per l’intero movimento il calendario con le prossime partite dell’Italia prevede soltanto amichevoli. Si parte da quella con la Turchia per poi arrivare alle sfida di giugno che si terrà a Scudetto assegnato e che vedrà gli azzurri impegnati a Wembley contro l’Argentina. Pochi giorni dopo, il 4, inizierà il girone di Nations League in cui la nazionale dovrà vedersela con Germania, Inghilterra e Ungheria.
Probabilmente la vittoria agli europei ci aveva illuso che il movimento calcio Italia fosse davvero risorto dalle ceneri in cui era terminato nel 2018 al termine del ciclo Ventura. Impossibile, però, paragonare il percorso dell’ex tecnico del Torino con quello dell’attuale ct Mancini. E non soltanto per l’europeo messo in bacheca o per i record di imbattibilità collezionati.
Quella di Ventura era una squadra agli sgoccioli con giocatori ormai in là con gli anni e con il chilometraggio e con un gruppo decisamente poco coeso. Mancini ha invece ricostruito dalle macerie, ha scelto giocatori adatti alla sua idea di gioco propositivo e basato sul palleggio e non ha avuto paura di convocare giovani talenti ancora a digiuno di esperienze ad alto livello. Il tutto senza poter contare sui fuoriclasse che avevano caratterizzato le epoche precedenti. In più ha costruito uno spogliatoio unito dando certezze e idee seguite fino all’inizio di queste qualificazioni al Qatar.
Purtroppo, però, dopo l’Europeo vinto (e anche durante le ultime gare del torneo) erano già emerse le carenze della squadra. La più importante di tutte l’assenza di un centravanti rapace in area di rigore e capace di sbloccare le partite più complicate. Ne abbiamo avuto un esempio chiaro con la Macedonia con decine di tiri verso la porta avversaria senza gol e con un tiro avversario andato direttamente a segno. Impossibile, di questo, dare colpa a Mancini. Immobile e Belotti a conti fatti hanno dato meno del previsto. Joao Pedro chiamato come mossa della disperazione non poteva fare molto di più di quello che ha fatto. Tra le poche note liete Raspadori che quando è stato chiamato in causa ha dato vivacità, idee e razionalità.
Uniche pecche lo scarso impiego di Scamacca e Zaniolo e la decisione di non puntare mai sullo schieramento con due punte di ruolo anche contro le difese più chiuse.
Non mancano poi le attenuanti o gli episodi sfortunati nell’analisi dell’Italia post-europeo. Il pareggio con la Bulgaria arrivato dopo un dominio incontrastato così come i due rigori sbagliati contro la Svizzera hanno messo la nazionale nella difficile situazione di doversi giocare la qualificazione in sfide dentro-fuori che lasciano sempre spazio a sorprese.
Resta il fatto che è arrivato il momento di ricostruire e di iniziare a pensare al futuro. A partire dalla guida tecnica. Mancini è apparso molto scosso dall’eliminazione e nonostante un contratto fino al 2026 rinnovato da poco potrebbe decidere di lasciare addirittura dopo l’amichevole con la Turchia. In caso di dimissioni del ct la Figc rispetterà la sua decisione ma dovrà iniziare fin da subito a cercare un sostituto.
Al momento l’ipotesi più accreditata sembra quella che vede Fabio Cannavaro in panchina e Marcello Lippi nel ruolo di Direttore Tecnico. Subito la mente ci riporta ai bellissimi ricordi del Mondiale vinto nel 2006 ma Cannavaro non è un tecnico federale e potrebbe non avere l’esperienza per guidare una ricostruzione che si preannuncia profonda e che potrebbe avere effetti anche sulla Serie A. Le altre opzioni si chiamano Massimiliano Allegri e Carlo Ancelotti. Il primo è ancora legato alla Juve ma probabilmente non disdegnerebbe la prima esperienza in Nazionale della carriera. Più difficile arrivare ad Ancelotti, appena tornato al Real Madrid con risultati decisamente positivi. Più indietro le candidature di Pioli (quasi impossibile che lasci la panchina del Milan) e di Rino Gattuso.
Una volta decisa la guida tecnica andrà fatto un profondo ragionamento sul rinnovamento della squadra in vista delle qualificazioni a Euro 2024. Qualcosa cambierà sicuramente in difesa dove Chiellini sembra destinato all’addio. Il compagno di mille battaglie Bonucci, invece, dovrebbe mantenere il suo posto anche nel prossimo biennio. Accanto a lui ci saranno la sicurezza Bastoni e i probabili nuovi innesti di Calabria, Luca Pellegrini e, forse, Lovato. Il tutto con la speranza che Spinazzola torni dopo l’infortunio quello visto all’Europeo.
In mediana rimarranno Verratti, Jorginho, Barella e Locatelli mentre i nomi nuovi si chiamano Tonali, Frattesi e Samuele Ricci.
Il rebus più grande riguarda il rinnovamento del reparto offensivo. Raspadori è già una sicurezza mentre potrebbero diventarlo a breve Scamacca e Zaniolo se riusciranno a stare al riparo dai costanti guai fisici che fin qui ne hanno rallentato la crescita. Probabilmente la transizione sarà lenta e partirà ancora una volta da Berardi, Belotti e Immobile. Poi pian piano si apriranno nuovi spazi da titolare per i più giovani, in attesa che talenti in erba come Lucca e Pellegri inizino a giocare ad alto livello e a rappresentare un’alternativa credibile a chi è attualmente in rosa.