Una cosa è una attività commerciale, con tutti i suoi diritti e doveri. Altra cosa è una festa che tale deve restare e che non può e non deve fare altro tipo di attività.
Non voglio incolpare e colpevolizzare nessuno, ma solo fare chiarezza su un fenomeno che –meno rispetto agli scorsi anni- continua a creare tensioni in alcune zone della provincia spezzina.
Innanzitutto teniamo a ricordare che Confcommercio La Spezia ha siglato un accordo con UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco Italiane) per creare un osservatorio con anche le Istituzioni al fine di salvaguardare e valorizzare le sagre che potremo definire DOC: ovvero quelle che hanno storicità, tradizione, valorizzazione di un paese o di un territorio o di un prodotto e quindi siano riconducibili a qualcosa. Inoltre le finalità e la durata: lo scopo deve essere quello di aiutare una realtà del territorio ospitante e la durata deve essere precisa, circoscritta; non si può prolungare nei mesi, altrimenti da occasionalita' passiamo ad attività, quindi imprenditorialità, quindi vanno messi in campo requisiti ben diversi.
Siamo quindi i primi a volere le sagre, le feste. Ma quelle vere. Teniamo a precisarlo! È difficile capire come si possano integrare gli eventi legate a sangria o paella, o specialità del nord Europa.
Anche perche' la sagra vera può aiutare un territorio, esserne volano, e di conseguenza può essere da sostegno alle attività che con la loro professionalità e presenza possono dare aiuto, sinergia ed anche un valore ulteriore. Non bisogna pensare al conflitto.