La presenza sempre più frequente di ungulati nelle aree urbane e la loro diffusione incontrollata, causa di gravi incidenti stradali e danni ingenti alle aziende agricole, pone la necessità di risolvere urgentemente la questione della fauna selvatica, con un programma condiviso ed efficace. Lo afferma Confagricoltura Liguria, a fronte dell’aumento dei casi di cronaca, con morti sulle strade e attacchi agli allevamenti nelle campagne.
Lo confermano anche i numeri: soltanto i cinghiali, ad esempio, nel nostro Paese sono passati da 900mila capi nel 2010 a quasi 2 milioni di oggi (+111%), con un trend in continuo aumento.
“In Liguria – interviene il presidente ligure di Confagricoltura, Luca De Michelis – inoltre l’attività venatoria è sostanzialmente come se fosse sospesa, soprattutto in conseguenza del fatto che nella nostra Regione, in zona arancione da due giorni, per le misure disposte dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 novembre scorso, non è possibile per i cacciatori muoversi dal proprio comune di residenza”.
“Spesso – prosegue De Michelis – gli ambiti di caccia sono distanti dalla propria residenza, e questo comporta la ‘paralisi’ di cui sopra”.
“Siamo ben consapevoli – rimarca il presidente di Confagricoltura Liguria – che le priorità debbano essere su ben altro concentrate in questo momento pandemico, tuttavia qui non vogliamo rimarcare il ruolo ‘sportivo’ della caccia, ma l’importanza che la stessa ha, specie se legata ai cinghiali, nella salvaguardia dei fondi agricoli, e quindi contro la sistematica distruzione di orti e raccolti da parte degli ungulati, che costituiscono un danno ormai insostenibile per la nostra agricoltura e l’economia che la stessa genera”.
Non solo. Secondo Confagricoltura va rimarcato, come ormai evidenza fattuale, che questa forma di caccia e di selezione va anche nella direzione di ridurre, auspicabilmente in maniera decisiva, i danni che gli ungulati, e la fauna selvatica in genere, causano con sempre maggiore frequenza ai cittadini, con incidenti stradali sempre più gravi e quasi quotidiani.
“Per questi motivi – prosegue De Michelis – crediamo ed auspichiamo che l’attività venatoria possa essere autorizzata nella nostra zona arancione anche al di fuori del proprio comune di residenza ma anche in quelle zone rosse a noi prossime da dove è facile pensare che i cinghiali si muovano verso la Liguria, anche in considerazione del clima maggiormente favorevole rispetto a quello lombardo o piemontese”.
Il tutto andrebbe nel solco delle autorizzazioni che altre attività motorie hanno mantenuto nelle zone rosse, specie laddove si svolgano all’aperto ed in forma individuale.
Confagricoltura ricorda che è necessario un approccio realistico al problema, senza preclusioni ideologiche, nell’esclusivo interesse di tutelare le coltivazioni agricole, la fauna selvatica e la popolazione.