Difatti, a fine 2019 si è concluso un anno splendido per i mercati finanziari, punta di un iceberg che comprende tutto il precedente decennio, dal 2010 in poi: i mercati azionari nel mondo hanno raddoppiato il proprio valore. Questo, da una prospettiva macroeconomica, faceva ben sperare per il 2020: inflazione bassa, crescita medio-alta, politica economica accomodante.
Ma ovviamente l’equilibrio non è una costante fissa e i grandi cambiamenti, in ultimo quelli apportati dal virus, ne sono una conferma. La storia corre veloce e gli ultimi mesi ne sono una chiara testimonianza. Ma si rifletteranno sui mercati dei prossimi anni? Cosa succederà da qui al 2030, nel prossimo decennio?
A tal proposito, il Centro Studi Moneyfarm ha fornite delle risposte alla stampa a margine della “Conferenza annuale sulle scelte strategiche per il 2020”. Anzitutto occorre mantenere una componente azionaria nel proprio portafoglio, soluzione congeniale per i rendimenti a lungo termine.
Per il 2020, in prospettiva per tutto il prossimo decennio, occorre dunque individuare le asset allocation ideali per le proprie aspettative di rischio e di rendimento: proteggere il capitale chiama necessariamente la strada dell’investimento. Per i prossimi decenni, va detto, i rendimenti attesi sono positivi per quasi tutte le asset class. I tassi di interesse sono bassi, le asset class obbligazionarie partono in svantaggio e gli investimenti più volatili forniranno giocoforza rendimenti reali positivi con margini di rischio ridotti. I tassi governativi scontano una politica monetaria ancora espansiva, offrendo quindi rendimenti non particolarmente allettanti.
Uno scenario che chiede compostezza e accuratezza per sfruttare al meglio ogni possibilità offerta dai mercati globali. Senza sottovalutare niente: ad esempio tutte le obbligazioni governative in grado di offrire rendimenti positivi, in quei Paesi Emergenti in cui i tassi di interesse sono in crescita, sì, ma offrono interessanti soluzioni di diversificazione. In Europa, la soluzione ottimale per investire comprende i bond indicizzati all’inflazione, che hanno valutazioni più appetibili e possono offrire protezione da spinte inflazionistiche impreviste.
Contesti di rendimenti attesi minori aprono ampie possibilità di piani di investimento, potendo anche approfittare della possibilità di rendimenti migliori in futuro. Lo scenario per la crescita resta quello di una normalizzazione: alcuni paesi emergenti, che prima hanno faticato, torneranno a far da traino all’economia globale.
Per quel che concerne l’inflazione, ci si aspetta una normalizzazione moderata e graduale: si tratta di un aspetto non secondario dal momento che l’inflazione determina sia il livello di supporto della politica monetaria e un’impennata dell’inflazione potrebbe portare le banche centrali a rivedere la propria politica monetaria, sia il livello di correlazione tra azionario e obbligazionario, che riteniamo continuerà a restare negativo.Dal punto di vista di volatilità e correlazioni, farne una stima è difficile, anche perché va considerato un periodo di tempo lungo.
Presi gli ultimi vent’anni, per esempio, è auspicabile una volatilità in aumento rispetto al 2019 e tutti gli anni precedenti. Dicasi lo stesso per le correlazioni.