Abbiamo deciso di intervistare il presidente di Confindustria La Spezia Mario Gerini, per fare il punto della situazione in merito all'emergenza coronavirus.
Può essere fatta una prima stima, a livello provinciale, delle ricadute economiche, finora, legate all'emergenza coronavirus?
"In questa fase non siamo ancora in grado di quantificare gli effetti negativi dell’emergenza in atto, avendo una base associativa costituita da aziende di differenti settori produttivi e molte delle quali hanno costanti e consolidati rapporti con l’estero".
"In questa fase possiamo limitarci a constatare che i nostri uffici sono quotidianamente contattati dalle associate per chiedere assistenza finalizzata all’attivazione di cassa integrazioni. E’ certo che se la situazione non dovesse modificarsi in tempi brevi gli effetti saranno disastrosi sul tessuto economico e sociale della nostra provincia ed ovviamente del nostro Paese".
A parte il turismo e la logistica, quali sono I settori più colpiti in provincia?
"Ovviamente il turismo è il settore che in questa fase è stato colpito per primo data la vicinanza delle feste Pasquali e del primo periodo di ferie estive, ma ribadisco che nessun comparto ne uscirà indenne".
Quali misure chiedete al Governo?
"In vista dell'emanazione del prossimo DPCM a sostegno dell'economia per far fronte all'emergenza Coronavirus chiediamo al Governo di intervenire su quattro direttrici prioritarie:
Rilanciare gli investimenti pubblici per sostenere la domanda interna, l’attività produttiva e l’occupazione;
Garantire nell’immediato la liquidità delle imprese attraverso vari strumenti, tra cui la sospensione dei pagamenti di imposte, tributi locali, contributi e la previsione di agevolazioni finalizzate alla concessione di nuove linee di credito, soprattutto per il finanziamento del circolante;
Prevedere interventi di sostegno all’occupazione, attraverso l’utilizzo degli ammortizzatori sociali per sostenere settori e filiere in crisi;
Prevedere procedure omogenee su tutto il territorio nazionale per garantire la continuità produttiva, evitando interventi frammentari e contraddittori tra i vari livelli di Governo".
Com'è stata la risposta degli imprenditori alla richiesta di attivare nei casi in cui è possibile il telelavoro? Le aziende hanno gli strumenti per farlo?
"La risposta è stata molto positiva. Molte nostre associate, ove possibile, stanno utilizzando il tele lavoro mettendo a disposizione dei propri collaboratori la giusta tecnologia per non farli uscire di casa".
"Come sempre noi italiani dalle negatività o situazioni critiche riusciamo a trovare spunti di innovazione: le aziende che non avevano ancora preso in esame questa opportunità, in questi giorni lo stano facendo affrontando anche investimenti in tecnologie per garantire la continuità aziendale e conseguentemente il mantenimento dell’occupazione".
"La nostra associazione da subito ha fornito alle aziende l’indicazione di mettere in atto tutte le raccomandazioni fornite dalle autorità governative, locali e sanitarie per contenere la diffusione del virus".
In nome del bene più prezioso, ovvero la salute, sareste favorevoli ad uno stop totale di tutte le attività, salvo ovviamente i servizi essenziali, per il tempo necessario ad arginare quanto più possibile la diffusione del virus?
"In primo luogo colgo l’occasione per ribadire che la salute è un bene più prezioso per tutti a prescindere dall’attività che ognuno di noi svolge nella vita. Pertanto, occorre mettere in atto tutte le azioni necessarie per salvaguardarla".
"In questa fase più che in altre dobbiamo affidarci ai pareri e agli indirizzi degli esperti. Non le nego che all’interno del mondo imprenditoriale ci sono due correnti di pensiero. Una che ritiene che sia più utile per sistema economico del Paese avere due settimane di chiusura totale delle attività, come proposto dalla Regione Lombardia".
"L’altra che reputa questa soluzione come devastante non limitatamente alle aziende ma alla tenuta sociale del Paese poiché il danno sarebbe enorme, non tanto in termini economici relativamente alle due settimane perse di produzione, quanto in termini di danno che creeremmo ai clienti delle nostre associate che si rivolgerebbero alla concorrenza. Distruggeremmo così in modo permanente fonti continuative di ordini".
"Confindustria nazionale sull’argomento è stata chiarissima: “...è indispensabile non bloccare l’attività delle imprese dando continuità a tutte le attività produttive e alla libera circolazione delle merci”. Sottovalutata la situazione però sarebbe un errore grave dalle conseguenze catastrofiche per le aziende e per la vita di tutti noi. Come ho già detto stiamo raccomandando alle associate di mettere in atto tutte le raccomandazioni fornite dalle autorità governative, locali e sanitarie per contenere la diffusione del virus".
"Però noi aggiungiamo che necessita un provvedimento legislativo da parte del Governo che salvaguardi le aziende nei confronti dei loro clienti. Con specifico riferimento ai contratti d’appalto di lavori, forniture e servizi in corso, le stazioni appaltanti ed i committenti privati devono essere tenuti a valutare la concessione di idonee proroghe rispetto ai tempi per l’adempimento delle prestazioni affidate, avuto riguardo alle limitazioni e alle misure di prevenzione che sono assunte in relazione alla circolazione di persone e mezzi per contrastare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e contenerne gli effetti negativi".
Quali sono le domande più frequenti che vi vengono poste in questo frangente dai vostri associati?
"I nostri uffici, che sono ancora aperti e pienamente operativi, le domande alle quali devono più di frequente rispondere sono relative alle norme di sicurezza che devono adottare le aziende a favore dei loro dipendenti; altre domande sono relative all’attivazione degli ammortizzatori sociali da attivarsi per non licenziare i collaboratori, nella ferma speranza che questa situazione si possa risolvere in arco temporale molto limitato".
Il settore dell'edilizia, già in crisi, ha subito ulteriori forti ripercussioni? I provvedimenti restrittivi decisi dal Governo che cosa prevedono in relazione ai cantieri già avviati, sia in ambito pubblico che privato?
"In questa fase non abbiamo ancora segnali che ci inducano a ritenere che in tempi brevi ci possano essere ulteriori forti ripercussioni; questo non siamo in grado di attribuirlo all’assenza di contraccolpi o al fatto che l’edilizia dopo 12 anni di crisi consecutivi è talmente al minimo della sua attività che non può registrare altri cali. Dobbiamo ancora valutare l’effetto di quanto disposto dall‘ultimo decreto di ieri sera".