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Una targa per la Beata Itala Mela In evidenza

Si è tenuta questa mattina la cerimonia di scoprimento della targa alla Beata Itala Mela che è stata posta sul palazzo al civico 28 di Via Cernaia.

Alla cerimonia hanno preso parte il Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini e il Vescovo diocesano Luigi Ernesto Palletti.

Itala Mela nacque alla Spezia il 24 agosto del 1904 proprio nel palazzo di via Cernaia 28 e morì il 29 aprile del 1957.

La targa recita: QUI NACQUE ITALA MELA - 24.08.1904 – 29.04.1957 - BEATIFICATA IL 10.06.2017 - Itala Mela ( La Spezia , 24 agosto 1904 – La Spezia , 29 aprile 1957 ) .

Nata da Pasquino e Luigia Bianchini, entrambi maestri elementari non credenti, trascorse l'infanzia e l'adolescenza, dal 1905 al 1915, con i nonni materni, a causa del lavoro dei genitori.

Il 9 maggio 1915 ricevette la Prima Comunione nella Cappella della Pia Casa di Misericordia, Salita Quintino Sella, e il 27 maggio successivo, nella stessa cappella, la Cresima.

Allo scoppio della prima guerra mondiale, assistette alla partenza del padre e dello zio diretti al fronte. Frequentò il liceo classico spezzino "Lorenzo Costa", ove eccelleva negli studi, circondata da una famiglia e da un ambiente scolastico culturalmente e moralmente elevato, ma chiuso alla pratica religiosa.

Il 27 febbraio 1920 assistette alla morte del fratellino Enrico, di nove anni, dopo una lunga agonia all'ospedale: l'evento la sconvolse e la condusse a dichiararsi atea (nei suoi scritti afferma «dopo la morte, il nulla»).

L'11 novembre 1922 partì per l'Università di Genova e andò ad alloggiare presso l'Istituto delle Suore di Nostra Signora della Purificazione. Si iscrisse alla facoltà di lettere classiche, e in quel periodo visse una profonda crisi che la riavvicinò alla fede.

Alla Vigilia dell'Immacolata Concezione si confessò presso i PP. Cappuccini, da Padre P. B. Marchisio, Scolopio e direttore dell'Istituto dei Sordomuti di Genova, che diventò la sua guida spirituale. Il giorno dopo, L'8 dicembre, durante la solennità dell'Immacolata Concezione, si riaccostò al sacramento eucaristico.

Entrata nel 1923 nella FUCI, occupò incarichi sempre più importanti, fino a diventarne dirigente nazionale, insieme ad altre figure religiose quali i beati Moscati e Pampuri, il servo di Dio Vico Necchi e Piergiorgio Frassati. Nella FUCI si formano personalità di spicco del mondo cattolico: qui conoscerà padre Agostino Gemelli, il cardinale Ildefonso Schuster, monsignor Adriano Bernareggi, che diventerà suo padre spirituale, e don Giovanni Battista Montini (futuro papa Paolo VI), che all'epoca era assistente ecclesiastico nazionale dell'associazione.

Durante l'estate 1924 cominciò a manifestarsi la sua vocazione religiosa. I genitori temevano questo e, perdistrarla, la inviarono in viaggio nell'Italia settentrionale con un soggiorno a Venezia. Padre Tarcisio fu il primo a suggerire a Itala che si dovesse prendere seriamente in considerazione la sua vocazione monastica. Nel 1925 scelse una tesi dal titolo "L'epistolografia cristiana e S. Cipriano". In questo modo gli studi si affiancavano alle letture bibliche, ai ritiri e agli esercizi spirituali nell'ambito della FUCI. Durante questi ritiri e le ricerche per la tesi venne a contatto con vari assistenti spirituali della FUCI, in particolare con Mons. Moglia, fondatore del Centro Liturgico di Genova.

Nell'autunno 1925, Padre Marchisio si ammalò e Mons. Moglia divenne il direttore spirituale di Itala, che il primo maggio fece voto di obbedienza al direttore spirituale, e il primo venerdì di giugno voto temporaneo di verginità, che avrebbe reso definitivo il giorno di Pasqua del 1928.

Sarà invece Mons. Bernareggi a seguire invece la sua vocazione monastica e l'ingresso presso i benedettini.

Nel 1928 conseguì la laurea in lettere classiche presso l'Università di Genova.

Nella primavera 1928, discusse con l'abate Schuster un progetto di rinascita della vita monastica femminile in Italia, che sarebbe terminato con la fondazione di Civitella, una comunità di sorelle che conducono il noviziato ad Amelia e poi a Durgne.

Il 3 agosto 1928, a Pontremoli, in preghiera davanti al tabernacolo della chiesa del Seminario, visse una profonda esperienza religiosa.

Nella Pentecoste dello stesso anno si offrì come vittima di olocausto «all'amore misericordioso». Era d'uso infatti in quell'epoca, presso alcune religiose, di offrirsi vittime della giustizia di Dio. La loro intenzione era di soffrire a immagine di Cristo, in unione con lui, per supplire alle penitenze che non facevano i peccatori. La domenica seguente, festa della Santissima Trinità, assunse il nome di Maria della Trinità.

A settembre, dopo una concertazione con l'abate Vandeur per il noviziato, decise d'accordo con Bernareggi di chiedere l'ingresso presso il monastero benedettino di Marie Vierge (a Népion sur Meuse, in Belgio), e comunicò la decisione ai genitori. Durante un ritiro della FUCI, avvertì però i primi sintomi della malattia che avrebbe sconvolto i suoi progetti: venne colpita da una febbre altissima, trovandosi in punto di morte.

Il 2 marzo 1929 i medici le diagnosticano pleurite ed endocardite. La malattia la costrinse ad abbandonare anche l'impegno fucino.

All'accettazione di Padre Vandeur, venne dichiarata malata per lungo tempo e esclusa dalla vita monastica, potendo diventare oblata. Schuster era intanto divenuto cardinale di Milano: per suo desiderio, e su consiglio di Monss. Bernareggi e Moglia, Itala prese alloggio presso il monastero benedettino di Via Bellotti.

Il 20 giugno 1930 rinnovò davanti a Mons. Bernareggi i voti di verginità, povertà e obbedienza e, secondo la formula benedettina, di conversio morum.

Il 4 gennaio 1933 concluse il noviziato benedettino con la professione come Oblata dell'Abbazia di San Paolo fuori le Mura di Roma. In privato, davanti a mons. Bernareggi, assunse anche i voti di verginità, povertà, obbedienza e conversione di vita. Il 9 giugno[1] dello stesso anno assunse un quinto voto di consacrazione alla Santissima Trinità. Da quel momento in poi considererà centro della sua vita e della sua missione nella Chiesa far conoscere il mistero dell'Inabitazione della Trinità nel cristiano.

Il 27 luglio, per malattia, lasciò Milano e tornò alla Spezia.

Nel 1936 affermò di avere frequenti visioni della Trinità, nonché di essere oggetto di persecuzioni del demonio.

Nel 1937 soffrì la perdita della madre, e per le difficoltà economiche abbandonò l'insegnamento.

Il 21 aprile 1941 mons. Bernareggi, suo padre spirituale, presentò a Pio XII, che lo approvò, il Memoriale di Maria della Trinità, nel quale Itala aveva presentato la sua vocazione.

Dal 5 al 15 ottobre 1946 fece a Genova gli Esercizi spirituali, e concepì il progetto di creare una famiglia sacerdotale, per la quale offrì, nel 1947, la sua vita eremitica.

Dieci anni dopo, il 29 aprile 1957, morì alla Spezia, sua città natale: ivi, le sue spoglie sono state composte nella cripta della Cattedrale di Cristo Re. Nel luogo in cui sono custodite le sue spoglie, è impresso il simbolo delle tre dita della mano destra rivolte verso l'alto dal lato opposto al palmo (e le rimanenti due piegate in basso), ad indicare la devozione al culto trinitario.

Parte dei suoi manoscritti originali sono conservati presso l'Istituto di Scienze Religiose Niccolò V della Spezia, che sorge presso la sede della FUCI locale, nella quale Itala Mela aveva prestato il suo servizio.

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