C'era una donna tra i Mille che partirono da Quarto, la notte tra il 5 e 6 maggio 1860: una donna volitiva e coraggiosa eppure per troppo tempo condannata all'oblio dal quale oggi, anche grazie al libro di Marco Ferrari “Rosalia Montmasson: l'angelo dei Mille”, riemerge con forza regalandoci l'immagine di una donna indomita e determinata.
“La storia di Rosalia Montmasonn – spiega il sindaco Cristina Ponzanelli che l'8 Marzo (ore 18:00) introdurrà la presentazione del libro nel “ridotto” del Teatro degli Impavidi – è quella di una donna forte, ambiziosa e coraggiosa che seppe diventare protagonista del suo tempo tra mille difficoltà. Si imbarcò sotto mentite spoglie nella spedizione dei Mille: Garibaldi ne lodò il coraggio e la dedizione e seppe proporsi nel suo tempo e fino ad oggi come una vera eroina; un esempio per tutte le donne capaci di ribellarsi alle convenzioni e al sentire comune per battersi per ciò in cui credono. Ogni donna ha il diritto di coltivare i propri sogni: la storia di Rosalia Montmasson ne è un esempio ideale e riproporne le gesta a Sarzana proprio l'8 marzo è una scelta non casuale”.
La presentazione del libro edito da Mondadori sarà a cura di Patrizia Fiaschi a cui seguiranno le letture di Laura Paganini. L’iniziativa è promossa dal Comune di Sarzana e dagli Scarti, come evento parallelo alla stagione teatrale, col contributo dal Laboratorio di lettura a Alta Voce e Mondadori.
Sempre all’interno delle manifestazioni per la Festa della donna, il 9 marzo andrà in scena per la stagione di Prosa degli Impavidi “Donna non rieducabbile” di Stefano Massini con in scena Ottavia Piccolo.
Marco Ferrari, autore spezzino, ha pubblicato insieme ad Arrigo Petacco i volumi “Ho sparato a Garibaldi” e “Caporetto”. Ora il libro dedicato a Rosalia Montmasson che narra l’incredibile vicenda di Rosalia Montmasson (Saint-Jorioz, Alta Savoia, 12 gennaio 1823 – Roma, 10 novembre 1904), unica donna che fece parte della Spedizione dei Mille distinguendosi per coraggio e dedizione verso i feriti, tanto da essere definita “l’Angelo dei Mille”.
Incontrò Francesco Crispi a Marsiglia nel 1849, lo seguì nell’esilio di città in città: Torino, Parigi, Londra, si sposarono in una frettolosa cerimonia religiosa a Malta con un prete girovago. Poi lei divenne, per volere di Mazzini, un elemento essenziale della cospirazione: non esitò a mettere a repentaglio la propria vita per salvarne altre, rischiò l’arresto e la prigione passando frontiere e posti di blocco, portò in giro bombe e messaggi, sorrisi e rassicurazioni, tanto che Garibaldi ne lodò il coraggio e la dedizione alla causa nazionale. Ma, una volta raggiunta l’agiatezza, venne ripudiata dallo statista che si sposò con Lina Barbagallo. Accusato di bigamia, il siciliano si difese, vinse la causa che di fatto annullava il matrimonio con Rosalia. Lei fu costretta al silenzio, esiliata nella solitudine di una Roma che non la riconosceva
come un’eroina della patria. In vecchiaia ripresero gli incontri tra lei e Crispi sorretti da lunghi silenzi in cui non venne mai a galla la verità su quel rapporto interrotto dopo 25 anni di vita insieme, lotte e fughe, guerre e successi politici. Lo statista, intanto, sopportava le umiliazioni a cui lo sottoponeva la nuova consorte. Rosalia tenne fede al silenzio sino alla fine, come una partigiana che ancora faceva parte di quel mondo che, dalla clandestinità era giunto al potere nel nuovo regno. Morì in solitudine, assistita dal nipote e fu seppellita al Verano in una modesta tomba messa a disposizione dal Comune. Di lei resta una sola statua, un mezzobusto commissionato a Salvatore Grita dallo stesso Crispi che l’autore ha rintracciato in un angolo, a terra, nell’ufficio elettorale del Comune di Pisa. Un mistero da chiarire che solo l’ultimo discendente della donna può svelare a un secolo e mezzo di distanza.
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