Vincitore del premio UBU 2017 come miglior spettacolo, Macbettu prende spunto dal Macbeth di William Shakespeare; ma il regista Alessandro Serra fa respirare alla famosa tragedia gli echi del carnevale della Barbagia. La traduzione in sardo di Giovanni Carroni, lo studio dei movimenti di scena di Chiara Michelini, le musiche di Pinuccio Sciola e Marcellino Garau trasformano lo spettacolo drammaturgico in un processo complesso dove polvere, elementi sonori, rumori, corpi, vernacolo accompagnano per un’ora e mezza il pubblico. Per l’occasione a teatro troviamo molti artisti spezzini come Andrea Cerri, Gloria Clemente e Pietro Sinigaglia seguire attentamente la narrazione.
Basta poco per capire che l’idea del regista sia nata dal carnevale sardo: maschere oscure, suoni cupi prodotti da campanacci, danze grottesche. La potenza dei gesti e della voce, la confidenza con Dioniso e l’incredibile precisione formale nelle danze e nei canti. Le fosche maschere e poi il sangue, il vino rosso, le forze della natura domate dall’uomo. Sulla platea del Civico lo spazio scenico vuoto è attraversato da ferro, polvere, luce, corpi degli attori, sangue e un misto tra dialetto e canto sardo, residui di civiltà nuragiche. La trama si articola – seguendo il testo shakespeariano - negli orrori compiuti per ambizione politica da Macbettu alla ricerca di un potere piegato agli interessi personali. Non mancano gli spunti ironici come la caratterizzazione delle tre streghe, le Norne, trasfigurate in tre occulte vecchiette sarde.
Al termine applausi per gli attori Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu, Felice Montervino.