Il libro, curato da Antonio Bianchi e pubblicato dalle Edizioni Giacché, raccoglie la straordinaria testimonianza di questo ventenne comunista che fu in prima linea, combattendo al fianco delle forze repubblicane. Completano l’opera un ampio inquadramento storico e una ricca raccolta di testimonianze e documentazione sugli antifascisti dell’area spezzino-lunigianese e massese.
Persino la storia della conservazione del manoscritto è già un’avventura; Muccini, ferito, era stato portato in Francia, da dove sarebbe tornato poi a combattere e a morire in terra di Spagna. I fogli, scritti a matita, furono portati dalla Francia in Italia da una zia, ancora durante l'epoca fascista, nascondendoli avventurosamente dentro il copertone di un'automobile.
Ed è così che a 80 anni dalla drammatica conclusione della guerra civile in Spagna possiamo leggere queste pagine e conoscere dalla testimonianza diretta di uno dei protagonisti, le drammatiche vicende di quella battaglia rivoluzionaria, gli scontri a fuoco, le difficoltà sul terreno, gli spostamenti sotto il fuoco nemico, ma anche le strategie, l’organizzazione e il profondo legame tra i combattenti delle brigate.
Una guerra iniziata con il golpe dei generali fascisti che il 18 luglio 1936 si schierarono contro il governo legittimo, costituitosi nel febbraio dopo la vittoria elettorale dei partiti di sinistra. La forza d'urto principale era rappresentata dall'Esercito Africano, comandato dal generale Franco, e composto da unità militari scelte e ben armate del Marocco spagnolo; truppe di colore, cavalleria mora e battaglioni della legione straniera che, dopo aver subito alcuni insuccessi nel 1937, vinsero grazie agli aiuti inviati dai paesi fascisti. La politica del «non intervento» applicata dalle potenze occidentali, di fatto aveva isolato la Repubblica Spagnola, e favorito le manovre del fascismo.
Anche l'Unione Sovietica, l'unica che fornì aiuto militare e tecnico all'esercito repubblicano, dall'inizio del 1938 incontrò enormi difficoltà a fare arrivare gli aiuti necessari. Con la frontiera francese chiusa restava la via del mare, ma in pochi mesi ben otto navi sovietiche, cariche di armi e materiali, vennero affondate; così la guerra seguì il suo corso in modo sfavorevole per la Repubblica, per le armate repubblicane e per i tanti giovani italiani che, come Muccini, erano partiti volontari per combattere a fianco del popolo spagnolo.
Come scrisse Elio Vittorini «la lotta eroica del popolo spagnolo fu una scuola di massa per noi, incubazione di nuove scelte che si dispiegarono compiutamente nella Resistenza».
Ugo Muccini con il suo diario riesce a riportarci indietro negli anni, a farci rivivere la sua esperienza con semplicità, umanità, riuscendo a sottolineare con efficacia l'importanza storica di quella guerra popolare ed antifascista.