Il film è un fuoco d’artificio di dialoghi e situazioni grottesche (desunte dalle interviste ai personaggi autentici), qui siamo davvero dalle parti dell’America più desolata. Il tutto accompagnato da una colonna sonora fantasmagorica che rende Tonya molto più che godibile e lascia solo qualche rimpianto per il fatto che non abbia raggranellato qualche statuetta in più la notte degli Oscar.
Perché c’è tutto, la fatica per compiere il salto a livello sociale, le barriere poste da chi sta più in alto, la stampa pronta a cavalcare lo scandalo, lo sport che spesso nasconde altro, la famiglia come tempio di nefandezze senza fine, la protervia degli uomini, la dura vita delle cameriere dei «diner», il tutto però raccontato con intensità e ironia. Sino a quando Tonya davvero sputa sangue, ma su un ring dove si esibisce come boxeur al femminile. Nessuno saprà mai tutta la verità, ma alcuni pregiudizi, finalmente, sono spazzati via.