Dopo l’Elogio della bellezza, che ha portato alla Spezia venti capolavori da altrettanti musei italiani e stranieri, dopo i Tesori svelati messi a disposizione durante le festività natalizie da Carispezia e Fondazione Carispezia, il 2 febbraio inaugura alle 17 al Museo Lia la mostra “L’Aquila’s Post-Quake Landscapes [2009-2017]”, a cura di Andrea Sarti e Claudia Faraone. È questo un intervento contemporaneo, risultato dall’osservazione delle trasformazioni urbanistiche e paesaggistiche del territorio del comune dell’Aquila dopo il terremoto del 2009, che si compone di un progetto fotografico al quale vengono affiancate alcune video-interviste alle figure chiave del processo di ricostruzione, oltre al racconto di alcune microstorie di iniziative socio-culturali.
L’esito iniziale di questa ricerca è stato esposto alla Biennale di Venezia 2014 diretta dall’architetto olandese Rem Koolhaas e il suo studio OMA, con lo scopo preciso di restituire i primi cinque anni di osservazione, ed ora ecco dunque questa seconda fase, allestita al Museo Civico “Amedeo Lia” per la prima volta: L’Aquila si presenta come una città completamente ricostruita nelle sue aree periferiche mentre il centro è ricomposto solo per metà, data anche la forte concentrazione di edifici storici. La ricerca vuole testimoniare non solo le tracce e le pratiche della ricostruzione degli edifici, ma anche della riattivazione degli spazi pubblici e del ritorno all’uso della città, evidenziando altresì i punti d’inerzia, laddove i processi di ricostruzione si sono interrotti o non sono mai partiti. A tale indagine viene affiancata una mappa che, ispirandosi a un acquerello del 1858 “Aquila e dintorni”, prova a descrivere le trasformazioni territoriali contemporanee con un approccio paesaggistico.
Alla mostra si affiancherà un seminario conclusivo che affronterà il rapporto disastro-città da vari punti di vista, patrocinato dall’Ordine degli Architetti della Spezia. Saranno pertanto invitati tecnici e ricercatori autori di progetti pilota nel tentativo di contribuire allo sviluppo di un dibattito più generale e costruttivo sul nostro territorio fragile, sulle catastrofi cui è soggetto, sulle differenti metodologie adottate nelle fasi di ricostruzione. Un’occasione più generale per riflettere in merito alle gestione del bene artistico nel momento di crisi ambientale e di conseguente rischio di compromissione della sua integrità. “La tutela, la conservazione e la valorizzazione dell’opera d’arte sono funzioni primarie riconosciute dalla legge” afferma Paolo Asti, Assessore alla Cultura “e proprio il Codice dei beni culturali e del paesaggio specifica, tra i principi, che tali indispensabili azioni concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura”.
La mostra resterà aperta fino al 18 marzo e nel corso della manifestazione saranno proposti un calendario attività di approfondimento, con l’intervento dei curatori, e attività didattiche offerte alle scuole e al pubblico più giovane. Per informazioni è possibile rivolgersi direttamente alla reception de Museo Lia o telefonare allo 0187.731100,