A Riccardo Oldoini viene conferito il premio speciale per il suo libro “Spaghetti Robot” davanti ad un pubblico entusiasta che ha potuto toccare con mano le abilità dei due robot ed ascoltare esperti sulla robotica.
“L’efficienza è importante ma anche la leggerezza ha un’anima”: è la frase di Oldani che apre la strada al dialogo tra lo scrittore ed il ricercatore Gabriele Ferri del CMRE – Centro Nato della Spezia. L’argomento è il futuro rapporto tra l’uomo e lo sviluppo tecnologico robotico, la centralità della persona nel rapporto con macchine antropomorfe in progettazioni sempre più evolute, umanoidi altrove visti quasi come esseri senzienti.
Immediatamente la nostra mente corre verso produzioni cinematografiche e letterarie che hanno veramente anticipato l’evoluzione della specie, oggi in crescita ma in maniera decisamente catastrofica; ora volenti o dolenti i robot ci sono, si svilupperanno, e starà a noi gestirli.
In tutto il mondo si progettano automi o protesi robotiche che imitano nostre parti del corpo e dovunque sono usati, cambiano però le sensibilità e gli usi. Se in Giappone vengono visti quasi come esseri dotati di un’anima, gli europei si spaventano di fronte ad automi troppo simili a noi e tendono a progettarli più empatici, più simili a simpatici pupazzi. Un automa troppo diverso fisicamente e troppo evoluto disgusta, uno più simile a noi ma buffo esteticamente è accettato ed ammirato, uno troppo perfetto e eguale diventa inquietante.
L’Italia è in realtà un paese ricco di eccellenze nel settore, non soltanto nel campo industriale ma anche in quello della progettazione e sviluppo di macchine capaci di assisterci sul lavoro o a casa, uno dei pochi nostri settori che attira ricercatori stranieri. Il primo caposaldo della nostra idea di robotica e automazione è “Preservare il lavoro ed il ruolo delle persone”: rispetto ad una automazione pesante con tante macchine e pochi uomini come in Cina si tende ad una versione soft adatta anche alle piccole e medie imprese. Robot leggeri e a basso costo introdotti nel processo senza sottrarre lavoro alle persone e dove l’uomo sia centrale perché “Non subisce ma determina”. In Italia si stanno sviluppando impianti di “Demanufacturing elettronici robotici” (recupero industriale elettronico) che consentono di evitare sfruttamenti minorili usati altrove o strutture di ricerche più umane tese a creare, per esempio, robot spazzini come il DustBot sperimentato con successo a Peccioli. Macchine e applicazioni pensate soprattutto per l’uso quotidiano e sociale e, nel caso citato, proprio per aiutare le persone anziane. Altrove gli studi vanno avanti per scopi bellici e/o anche sanitari, esoscheletri robotici indossati che migliorano o guariscono problemi di deambulazione di persone colpite da semiparalisi e ictus ma anche, in contemporanea, interessanti per potenziare oltre i limiti la potenza e la capacità offensiva di un solo uomo.
Montale stesso si poneva in dichiarata polemica nei confronti di alcuni aspetti della modernità, contro la meccanizzazione della vita e contro la teologia del progresso scientifico: “L’importante è sapere se l’uomo sarà il padrone del suo avvenire o se l’avvenire sarà padrone dell’uomo” asseriva,. Le sue parole stimolano a vivere con spirito critico il nostro tempo evitando che la tecnologia perda di vista l’aspetto etico.
“Lavorare in questo campo – scrive Oldani nel suo libro – determina anche la presa di coscienza di questioni future e problemi che potrebbero condizionare lo sviluppo dei robot di domani, è l’eterno dilemma dell’uomo – cyborg , metà essere vivente e metà macchina di cui tanti filosofi e studiosi del comportamento hanno scritto”.
Riccardo Oldani è un giornalista e divulgatore scientifico, per 10 anni nella redazione di Oasis e dal 2000 freelance, ha collaborato con i più importanti periodici italiani di divulgazione naturalistica e scientifica, tra cui: Focus, Quark, Le Scienze, Newton, Airone, National Geographic Italia, La Macchina del Tempo, BBC Scienze, Nova24 e l’inserto dedicato alle tecnologie de Il Sole 24 Ore. Due libri al suo attivo: “Il tempo è atomico” e “Spaghetti Robot”, sul sito di Le Scienze cura un blog intitolato Noi e i Robot.
Un Premio Montale interessante e un pochino fuori dagli schemi, particolarmente gradito dal pubblico che ha ascoltato interessato. Il libro di Oldani, come da consuetudine del Premio Montale, è stato comprato allo scrittore e donato al pubblico presente, grazie alla collaborazione con Crèdit Agricole Carispezia.
Il Premio Montale alla Spezia è patrocinato dalla Regione Liguria e si realizza grazie al contributo di Enel, il cui Direttore, Rosario Matteucci ha provveduto personalmente alla consegna del premio. In aggiunta anche una importante miniatura dell’artista Colombani consegnata da Carmen Bertacchi compagna dell’artista. Presente alla serata il Consigliere regionale Giovanni De Paoli in rappresentanza della Regione, soddisfazione per la serata dall’organigramma del Premio Montale Fuori di Casa, Adriana Beverini, Barbara Sussi, Lucilla Del Santo e Alice Lorgna.
La serata si è conclusa con l’esibizione dei robot Pepper e Nao spiegata dagli ingegneri James Segre e Emanuele Micheli. Due robot nati appositamente empatici, con l’obiettivo di comunicare con le persone, l’uno alto 1,2 metri su ruote (Pepper) e l’altro 58 cm capace di camminare, percepiscono l’ambiente circostante e hanno la capacità di riconoscere volti, parole e frasi consentendo un’interazione quasi naturale tra robot e umani, come potete vedere nel video allegato.
La nuova frontiera della robotica è fare dialogare e collaborare gli automi tra di loro.