Il primo ospite di questa nuova iniziativa è Paolo Troilo.
Nato nel 1992, quindi "nativo digitale", ha iniziato a fotografare in analogico, resistendo a tutto ciò che intorno a lui va verso un futuro a portata di mano. Una scelta che fa pendant con l'uso dell'ormai mitica Yashica FX-3 Super 2000, corredata di 50mm.
Iniziato dal padre al fascino della camera oscura, Paolo ha assorbito dunque tecnica e cultura fotografica, ed è probabilmente a questa formazione che deve il suo essere a proprio agio nell'esprimersi in b/n, nel senso che le sue foto sono pensate direttamente in b/n, e non frutto di una conversione successiva senza tante idee, se non la ricerca dell'effetto.
Gli inizi di Troilo sono votati alla street photography, genere dal quale si allontana quando si sente pronto ad affrontare la narrazione più articolata del portfolio; e proprio "Progetto ballerina" è il suo primo portfolio, una ricerca incentrata su composizioni di forme e geometrie esaltate dai tagli di luce, che fanno da ambientazione ai soggetti.
Decisamente più impegnativa la realizzazione del suo lavoro "Mi chiamo Aurora", la cui protagonista è una ragazza di 28 anni con una disabilità intellettiva del 100%, e che necessita pertanto di un tutor che la segua costantemente nel corso dell'intera giornata. Un portfolio che ha richiesto innanzitutto uno studio dell'ambiente familiare di Aurora, e una frequentazione che consentisse all'Autore di entrare in confidenza con la protagonista della storia, una ragazza per altri versi iperattiva. Approccio che ha consentito a Troilo di realizzare un lavoro a tratti visionario, capace comunque di aprire spiragli su un mondo che spesso per fretta, o superficialità, consideriamo impenetrabile.
Dunque una fotografia umanista, quella privilegiata da Paolo Troilo, riconoscibile anche nelle sue foto singole che pongono sempre l'uomo al centro della narrazione, della quale questo giovane autore dimostra di padroneggiare gli elementi linguistici.