Il documentario nasce dall'amore dell'autore, giornalista e documentarista, per la propria terra. E' un omaggio agli uomini che abitano un crocevia – unico al mondo – di paesaggi alpini e marini, e che da centinaia di anni lavorano le sue montagne. Il tecchiaiolo è considerato l'angelo custode dei cavatori. Opera nelle condizioni più estreme per mettere in sicurezza il fronte roccioso, che sorveglia e ripulisce con strumenti antichi. Nello scenario maestoso delle Apuane affacciate sul Mar Ligure, il tecchiaiolo (dal toscano 'tecchia', rupe) è l'erede umile e valente di una tradizione arcaica, che oggi come allora usura, indurisce e consuma. Vive un radicamento totale con un territorio sospeso a metà tra le vette e gli abissi e come un ragno, imbiancato dalla polvere di marmo, resta abbarbicato per ore alla nuda roccia, nella calura estiva come nel gelo dell'inverno. Nella sua professione vi è la fedeltà ai saperi, agli strumenti e ai valori di generazioni forgiate dal sacrificio del lavoro in cava. Vi è la passione per l'alpinismo e la speleologia. Vi è infine la coscienza di una scelta difficile, di un rapporto conflittuale con una montagna che si ama e, al contempo, si è costretti a ferire.
Dopo la proiezione seguirà un dibattito con interventi di Claudia Chiappino, ingegnere minerario, e Marco Rovelli, musicista e scrittore.
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