Aveva 77 anni quando, a fine novembre 2011, Luciano se ne andò. «Addio a Francesconi, l'artista in redazione», titolò il Corriere della Sera per il necrologio dell'uomo che per quasi mezzo secolo era stato, con presenza quotidiana, il suo storico disegnatore.
"Artista per nascita", Ettore Mo aveva scritto di lui. In effetti, troviamo piena conferma di questa definizione, nel suo inedito passato teatrale vissuto alla Spezia, dove esordisce come attore (1958-1959) in un lavoro di John Mortimer "Avvocato d'ufficio". Interpreta un personaggio paradossale e dimostra buone doti di caratterista, ma già allora, a chi gli chiedeva quale fosse il suo mestiere, rispondeva con sicurezza preveggente: "faccio il pittore cartellonista". In questo album di ricordi teatrali, troviamo numerose affermazioni, fino al ricevimento (1962) del premio di recitazione nel IV concorso ENAL, come interprete nello "Zoo di vetro", primo grande successo di Tennessee Williams, rappresentato alla Spezia poco prima, ma accolto tiepidamente. Ma veniamo al Francesconi artista della matita e del pennello.
Ad un certo punto l'esperienza teatrale, che lo aveva appassionato in una sorta di vita bohème spezzina, non gli basta più: nei primi anni '60 è tra i coraggiosi che migrano per mettersi alla prova in città più attrezzate per fornire occasioni di lavoro creativo e innovativo. Luciano Francesconi, dunque, dal quartiere spezzino della Cittadella, dove era nato, approda all'ombra della Madonnina.
A Dino Buzzati si deve la "scoperta" di Francesconi ed il suo ingresso (non dalla porta di servizio) nella redazione del Corriere di Giulia Maria Crespi. Nel prestigioso ambiente del palazzo, che metteva soggezione, in via Solferino al numero 28, si inserisce rapidamente, senza troppe nostalgie del 'natio borgo', immergendosi anche nella bohème meneghina e poi nella suggestiva atmosfera del Premio Bagutta, di cui fu giudice e artista ufficiale per tutta la vita.
Del "Corrierone" diventa il vignettista, elegante e puntuale, per ben quasi cinquant'anni, durante i quali ininterrottamente fa vita di redazione, dividendo con i redattori "classici" i piaceri e le tensioni dello star dietro alle notizie, la fretta e le mille sfaccettature del costruire ogni giorno un giornale quotidiano. Con i colleghi giornalisti di via Solferino condivide tutto: gli spazi, le emozioni, ma soprattutto la passione per il mestiere di comunicare. Era un vero cronista, insomma, a tutti gli effetti, seppur con la matita e gli acquerelli.
Vediamoli, dunque, questi disegni.
Hanno una pulizia che può far venire in mente la tradizione d'oltreoceano, e lo conferma la descrizione che ne fa Leonardo Vergani: "disegnava con la matita e poi passava con pennino a inchiostro le sue vignette su una scrivania ordinatissima". Ma trapela dell'altro: i suoi disegni hanno anche lo spessore, il retrogusto della cultura milanese, con la quale resta sempre in sintonia, anno dopo anno. Anche in via Brera, trascorrendo la "pausa mensa" ai tavolini del bar Jamaica insieme a tanti compagni d'avventure e di discussioni appassionate: scrittori, giornalisti fotografi e artisti, che poi lasciarono un segno profondo di un'epoca particolare.
La mostra illustra con abbondanza di materiali il "Francesconi pubblico", la lunga e brillante carriera del "grafico" al Corriere della Sera. Lo fa offrendo al visitatore gli originali di decine e decine di vignette pubblicate, che mostrano il suo disegno "di cronaca", legato alla notizia. E' un repertorio veramente vasto, che può solo aver preso vita da un'energia ideativa inesauribile, come la profondità infinita del pensiero figurato, "propria dei timidi", come diceva Hemingway. Colpisce infatti il modo con cui la sua matita fosse sì sempre pronta a cogliere la notizia, ma suscitando il sorriso – il suo, prima di quello degli altri - ma sempre bonario, ironico piuttosto che sarcastico. Il suo segno si muove nervoso, pulito, preciso e al tempo stesso serio e composto; lo è grazie alla sua grande professionalità e alla sua maturità grafica, che gli permetteva di ridurre il disegno all'essenziale comunicativo. Giorno dopo giorno, la leggerezza di tono e la chiarezza narrativa diventarono la sua inconfondibile firma. Rivedendo oggi quei tratti meticolosi si rivelano uno straordinario spaccato sociale e politico dell'Italia fra Prima e Seconda Repubblica, efficaci quanto un saggio di sociologia, se non di più.
Dunque il materiale selezionato ed esposto nelle sale della Palazzina della Spezia, più di duecento originali di vignette di cronaca milanese, cultura e politica, pubblicate sul quotidiano dagli anni '80 al 2011, è solo la punta (seppur sostanziosa) di un iceberg, che conta migliaia e migliaia di disegni giornalmente sfornati per il Corriere da Francesconi anche in diverse versioni.
Ma troviamo anche dell'altro.
La Mostra tenta di riuscire infatti nella difficile e delicata impresa di svelare e descrivere un altro aspetto della sua vita artistica: diciamo quella del "Francesconi privato". Una sezione della mostra è dedicata ad una serie di opere uniche e inedite: oli, acquerelli, acrilici, collages, grafiche di rara bellezza, che documentano il lato più personale dell'artista, che a sorpresa mostrano e documentano un Francesconi che davvero non ti aspetti. E' la sua nota artistica più intima, quella libera dagli obblighi quotidiani di cronaca e di soggetto.
Calza a pennello la definizione e descrizione che ne fa ancora Leonardo Vergani (1967): "Era un giovanotto vestito di nero con il corpo di un fantino e il viso da seminarista dubbioso, che scarabocchia qualcosa sul retro di un menu e che appena vede un'ombra profilarsi su una porta, lascia da parte la matita, sposta un piatto, una caraffa d'acqua, spazza le briciole col le maniche della giacca e sorride". Nei suoi acquarelli, in particolare, colpisce la straordinaria duttilità del segno-colore, la stessa duttilità che torna spesso nei cartelloni annuali del Premio Letterario Bagutta, quelli che hanno fatto scuola di grafica e di tecnica della comunicazione, quelli nei quali Francesconi si lascia andare alle proprie libertà espressive e ad un'allegra gestualità, proprio come un raffinato chef in una cucina dai mille sapori.
"Non nascondo la difficoltà di aver dovuto scegliere fra i tantissimi epigrammi visivi – spiega la curatrice Marzia Ratti - Il criterio di selezione, condiviso con Barbara Viale, Ezio Colombo e Ombretta Nai, ha comunque seguito diversi momenti: ora una linea tematica particolarmente cara a Luciano, come le sue fantastiche 'teste aperte', ora l'efficacia del segno in rapporto al messaggio, ora la tipicità di alcune cifre, tali da poter denotare i pilastri sintattici del linguaggio immaginativo di Luciano. Tuttavia – conclude la curatrice - ogni scelta comporta rinunce tanto necessarie quanto soggettive, per cui è in catalogo che abbiamo recuperato le immagini che non abbiamo potuto selezionare per la mostra solo a causa del dimensionamento spaziale dell'allestimento".
Quella di Spezia è la seconda mostra postuma di Luciano Francesconi, dopo quella che si è tenuta alla Triennale di Milano nel 2014, intitolata Luciano Francesconi "Una matita geniale al Corriere della Sera", che fu corredata dalle intense testimonianze dei tanti, colleghi giornalisti del Corriere della Sera.
La realizzazione della esposizione, che si apre il 20 maggio a La Spezia, è stata resa possibile grazie alla fondamentale collaborazione di Ezio Colombo – disegnatore e grafico, amico fraterno e collega di Francesconi, che ha fortemente voluto l'omaggio all'artista nella sua città natale, ma anche grazie alle preziose collaborazioni di Renato Francesconi, fratello di Luciano, di Ombretta Nai, amica affezionatissima di Luciano. Infine un ringraziamento particolare a Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera e già amico e collega di Luciano, che ha voluto arricchire il catalogo della mostra con un ricordo dell'amico, e a Tani Capa che ha gentilmente concesso di proiettare in mostra il video da lui realizzato su Luciano e il Premio Bagutta.
Cenni biografici di Luciano Francesconi (La Spezia 1934 – Milano 2011)
Terminati gli studi all'Accademia di belle arti di Carrara, inizia ad interessarsi alle arti applicate di graphic design e comunicazione visiva specializzandosi nell'illustrazione giornalistica. Fra gli anni Cinquanta e Sessanta partecipa alla vita teatrale della città, recitando in molte piéces messe in scena dal "Piccolo teatro città della Spezia". Alla fine del 1962 si trasferisce a Milano. Dal 1965 è disegnatore al "Corriere della Sera".
Dal 1965 ha collaborato anche con „Humour Graphic", periodico che ha dato inizio al rinnovamento del disegno umoristico in Italia e con la rivista di architettura, arredamento e design, Graphics".
Ai suoi disegni si sono interessati i giornalisti e gli scrittori Dino Buzzati, Corrado Pizzinelli, Marco Valsecchi, Oreste Del Buono, Eugenio Montale, Giansiro Ferrata, Umberto Eco, Pierpaolo Pasolini, Alfonso Gatto, Raffaele Carrieri, Luciano Bianciardi, Enzo Biagi, Arrigo Benedetti, Giancarlo Vigorelli, Alberico Sala, Leonardo Sinisgalli, Matteo Collura.
CREDITS
Mostra promossa da:
Comune della Spezia
Massimo Federici, Sindaco
Prodotta da:
Area II Musei e Servizi Culturali
Marzia Ratti, Direttore
A cura di
Ezio Colombo
Marzia Ratti
Barbara Viale
INFO
Dove: Palazzina delle Arti – Via del Prione, 234 – La Spezia
Quando: dal 12 febbraio al 1° maggio 2016
Orari di apertura: mercoledì e giovedì 15.00 – 18.00
venerdì, sabato e domenica 10.00 – 18.00