Una linea rossa divide lo spazio in due nuclei famigliari. Da una parte c'è l'appartamento di Rebecca, un'insegnante israeliana che, dopo aver perso l'udito in un attentato dentro un supermercato, vive insieme alla sorella maggiore, Rachele. Dall'altra parte si vede un luogo di preghiera dove Fatima, una giovane ragazza araba, incontra l'anima della sorella morta, Amina, una martire di Allah.
Rebecca, malgrado abbia perso l'udito in un attentato, cerca di capire le ragioni del perché si possa essere arrivati a quel punto e che cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione e vivere, finalmente, in pace. Rachele, invece è spaventata e, malgrado non abbia nessuna fiducia nel futuro e negli "Altri", per nulla al mondo abbandonerebbe la sua casa e la sua terra. Fatima è molto giovane e, anche se è vero che in certe realtà si cresce prima che in altre, certe cose non le capisce, non ancora, non sa darle un peso... come è giusto che sia... per questo chiede alla sorella Amina di spiegarle il perché del suo gesto e che cosa ha sentito, che cosa ha provato... Amina non ha incertezze, ha avuto quello che voleva... essere una martire di Allah, essere una guerriera che risplende di luce...così cerca di far capire a Fatima il perché, con un'analisi dei fatti, fredda, precisa, senza giri di parole.
E il susseguirsi delle parole, dei dialoghi, sia in un luogo che nell'altro, tessono un manto di dolore che tutte e quattro sono costrette ad indossare, per continuare a vivere e, forse, sperare nel futuro.
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