Federigo Salvadori nella serie La Spezia Superstar immortala la città attraverso i più potenti teleobiettivi che il mercato offre ottenendo un sorprendente accorciamento delle distanze. Dopo il cortocircuito percettivo innescato dalle immagini, è immediato, nel pubblico che conosce il luogo, il desiderio di scoprire il punto di ripresa che ha dato vita a queste visioni d'insieme immediatamente stupefacenti e dunque poi sconcertanti.
La macchina fotografica, sapientemente utilizzata e modulata dall'autore senza nessun accorgimento in post produzione, svela sotto i nostri occhi una città inaspettata, dai tracciati urbani spesso impercettibili, che sa regalare un 'belvedere' che arriva fino alla Corsica, alla Gorgona, a Marina di Pisa e alle Alpi marittime.
Scatti così straordinari e all'apparenza surreali resi possibili, oltre che dalla capacità di Salvadori di 'saper guardare', dalla paziente attesa di condizioni climatiche assai rare, inconsuete e a lungo ricercate.
Questa di Federigo è una mostra che invita – prima di tutto i cittadini ma poi anche il grande pubblico – ad avere, come recita Proust, "occhi nuovi" per La Spezia e il territorio. La propria città che solitamente viene vissuta, attraversata, amata, odiata, qui è, quasi come fosse la prima volta, osservata: uno sguardo non a volo d'uccello ma che 'scansiona' ogni centimetro di paesaggio facendolo emergere in ciascun particolare. Ognuno di noi si diverte a cercare la propria casa, i luoghi che conosce ma anche ad azzardare ipotesi e congetture su quelli più lontani.
D'altronde il rapporto della fotografia con il 'reale' è da oltre un secolo tanto più controverso quanto più, apparentemente, sprovvisto di problematicità. Quell'evidenza che si impone perentoria al senso comune ci pare indiscutibile: quel paesaggio, quella persona, quel fatto sono reali. Al netto di interventi in post-produzione resi possibili dall'avvento del digitale cosa può esserci di "inventato"? Forse il soggetto in posa, forse l'occasione creata o provocata dal fotografo, ma anche in questo caso nulla può mettere in dubbio la consistenza fisica di ciò che è ritratto.
La fotografia di paesaggio si sottrae anche a questi dubbi: lì ciò che è raffigurato non è suscettibile di manipolazioni e solo la scelta dell'ora e del momento, la trasparenza dell'aria, la lunghezza focale dell'obiettivo possono influire sul risultato.
Le foto di Salvadori disorientano e insinuano dubbi e perplessità anche nelle raffigurazioni del paesaggio: forzano le leggi della prospettiva, senza mai violarle, ci sfidano a tentare quella prova di autenticità, a inerpicarci in luoghi inaccessibili o apparentemente incongrui per controllare se davvero è possibile, di lì (in genere da lassù), 'vedere' in quel modo e così facendo, paradossalmente, ci riconciliano con il reale, ci consegnano una nuova sorprendente e tonificante visione del nostro golfo.