Cantautore spezzino noto negli anni '60-'80, Fanigliulo è stato lentamente dimenticato nei decenni successivi. Una vera perdita, considerato il suo talento creativo e la tendenza ad essere al centro di un continuo scambio tra artisti dell'epoca, famosi o che lo sarebbero diventati.Fani, così chiamato amichevolmente, ha ben interpretato lo spirito di un periodo e di un territorio, quello della Spezia e del Golfo dei Poeti, dove musica e altre forme d'arte si sono intrecciate per lungo tempo. Proprio per questo è nato subito un interesse attorno al suo personaggio, quando nel 2011 alcuni studenti e docenti del Laboratorio "Corti in Città" (a cura dell'Informagiovani e degli Archivi multimediali "Sergio Fregoso") hanno deciso di approfondirne la conoscenza: un personaggio molto legato alle sue radici e incline a collaborazioni artistiche informali ma allo stesso tempo attratto dal palcoscenico e dal solenne mondo dello spettacolo.È da queste premesse che parte il progetto del medio metraggio "A me mi piacerebbe vivere alla grande", nel quale i tre protagonisti, giovani d'oggi, si avviano casualmente sulle tracce del cantautore scomparso. Si tratta di tre amici studenti dell'Istituto Nautico (la stessa scuola frequentata da Fani e dall'amico-collega Borghetti), incuriositi dopo aver assistito alle prove di una band locale ("Libertad") che sta suonando uno dei pezzi più famosi del cantautore al Centro "Dialma Ruggiero".I ragazzi iniziano la loro ricerca quasi per gioco, incontrando sia amici e colleghi di Fani sia un gruppo di appassionati che negli anni 2000 ha dedicato al musicista un sito web. Così pian piano l'entusiasmo cresce e l'argomento li coinvolge.Attraverso la loro indagine si rivive l'artista Franco Fanigliulo e si rivisitano luoghi noti e periodi importanti nella storia della provincia spezzina, grazie anche alle testimonianze audio/visive e fotografiche del passato. La storia di formazione del cantautore va a combinarsi con quella di crescita dei tre ragazzi che al termine del viaggio di ricerca si scopriranno più riflessivi, curiosi e motivati di quando erano partiti.Team produttivo: Collettivo "Tracce magnetiche" composto da Sara Bonatti, Saul Carassale, Erika Farina, Consuelo Giusto, Antonia Torchi.Produzione del backstage: Daniele Ceccarini.Questo docufilm rientra in un più vasto progetto perseguito dall'Associazione onlus degli amici di Franco Fanigliulo "Goodbye Mai". L'Associazione si propone di riportare alla conoscenza del pubblico la figura e le opere di un artista misconosciuto collegandolo ad un periodo storico ma anche e soprattutto a un modo di fare musica che privilegiava i rapporti amicali e che presupponeva un lavoro collaudato di squadra