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Un salto indietro nel tempo percorrendo Via dei Pilastri In evidenza

di Anna Mori - La via lastricata, case basse, muri a scarpa e volti in pietra.

Capita che deviando dalle vie di scorrimento veloce, si entri in piccoli angoli di storia. Lasciandoci alle spalle il tratto di Aurelia che conduce alle gallerie, si sale per via dello Strigo, che deve il nome a un modo di dire popolare che chiamava 'via strigà' le strade lastricate. Si giunge quindi in Via dei Pilastri, e si entra in un piccolo microcosmo ricco di storia, nella parte storica del quartiere di Isola del Felettino.

Sembra piuttosto di entrare in uno di quei piccoli borghi che circondano il nostro Golfo. La via lastricata, le casette basse, in una si vede ancora il tipico muro a scarpa medievale, i volti in pietra. In Via dei Pilastri il tempo sembra essersi un pò fermato, ad eccezione di qualche traccia di modernità, quali i segni della vita quotidiana delle persone che vi abitano, i cartelli stradali.  paletti che delimitano i marciapiedi o le zone pedonali, qualche auto o scooter.

Isola del Felettino ha una storia molto antica, viene menzionata in diversi documenti in un arco temporale compreso tra il 950 e il XIII secolo. Troviamo una citazione in un giuramento fatto al Podestà di Genova nel 1224, in un secondo giuramento al Vescovo Guglielmo di Luni a cui viene donato l’impero del Castello nel 1231 ed in altri documenti. Si ipotizza che il toponimo Felettino possa derivare dal nome della felce, filix in latino.

Il primo importante edificio religioso edificato nella zona risale a prima dell'anno Mille, dedicato a San Vittore e San Michele. Era situato all'interno del castello di Isola, oggi purtroppo completamente scomparso. Nel 1173 sempre nella zona di Isola sorse un ospedale che era dedicato a San Giacomo Apostolo e utilizzato per il ricovero dei pellegrini.

Su Via dei Pilastri incontriamo anche l’oratorio di San Bernardo, risalente al XVIII secolo, dove oggi è presente un laboratorio di ceramiche. Più avanti la moderna chiesa di Sant’Anna, Santa già venerata dal XVI secolo. La chiesa, inaugurata nel 1986, è moderna, dalle linee semplici, con arredi e sculture realizzati dallo spezzino Rino Mordaci. All’interno anche la statua di Sant’Anna, una volta nell'Oratorio di San Bernardo, il cui autore non è noto.

In collina, dove il panorama è davvero meraviglioso, il terzo edificio religioso della zona, la chiesa dedicata a San Giacomo Apostolo. Conserva all’interno pregevoli dipinti, un pregiato altare e le spoglie di San Giustino. In origine era solo una piccola cappella sussidiaria, che dipendeva dalla Pieve di San Venerio. Venne convertita in parrocchia quando fu distrutta la vecchia chiesa dedicata a San Vittore e San Michele che sorgeva presso il castello, oggi scomparso. La chiesa attuale di San Giacomo è stata soggetta a diversi rifacimenti a partire dal XVII secolo.

Interessanti da vedere anche i 2 lavatoi, il primo nei pressi dell'agglomerato abitativo, il secondo più in alto, in prossimità della mulattiera che dall’abitato del Chioso in origine proseguiva sino a Montalbano. Quest'ultimo nel febbraio 2023 è stato restaurato dal Comitato per la Tutela del Territorio di Isola Montalbano Felettino. E' stato infatti ripristinato il sistema idraulico con la cisterna, risistemata la condotta di alimentazione d’acqua e installato un tubo metallico che funge da fontana. La vasca è semplice, rettangolare e i bordi sono pari. Un tempo vi era anche una copertura sostenuta da pilastri di mattoni, le cui basi sono ancora visibili. 

I lavatoi iniziarono a diffondersi a fine Settecento, quando le Amministrazioni comunali avviarono la costruzione di infrastrutture alimentate da acqua corrente di sorgente. In genere quelli più "evoluti" prevedevano almeno due vasche, una per il lavaggio e una per il risciacquo, avevano il bordo inclinato in pietra, per insaponare e strofinare i panni. I lavatoi fungevano anche da fontana per il rifornimento idrico e da luogo di socializzazione.

 

 

 

 

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