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Luciano Bonati, 50 anni di giornalismo, presenta il suo nuovo libro "Quaratica al tempo di pecore e zappe" In evidenza

di Alice Tintori – Abbiamo incontrato Luciano Bonati, che ci racconta la sua vita e le sue opere e ci parla, in anteprima, del libro dedicato al suo paese natale.

Lunedì 14 agosto Luciano Bonati presenta il suo nuovo libro intitolato “Quaratica al tempo di pecore e zappe”, a cura del Consorzio “Il Cigno”. La presentazione avverrà alle ore 18:30 presso Outlet Village Brugnato 5Terre.

Luciano Bonati, classe 1939, non ha bisogno di presentazioni. Giornalista, scrittore, profondo conoscitore del territorio spezzino e non solo, ha da sempre dimostrato il suo amore per il nostro territorio e la grande voglia di diffondere l’enorme conoscenza che possiede. Non solo in merito al territorio stesso, ma anche alle tradizioni, alle tante storie di persone e fatti che sul territorio hanno preso vita.
Una memoria incredibile, una grande abilità espressiva, uno stile diretto e gentile; queste le caratteristiche dei suoi libri e dei suoi racconti.

Il libro “Quaratica al tempo di pecore e zappe” è un atto d’amore dell’autore verso il paese in cui è nato e in cui ha vissuto, mantenendo salde le proprie radici, le tradizioni che le precedenti generazioni gli hanno trasmesso.
Il dialetto, le persone, le storie, i luoghi: tutto in questo libro esprime amore per la propria terra.
E la voglia di trasmettere tutto questo alle nuove generazioni, per non perdere la bellezza di tante storie e di tante vite. Storie di contadini e di artigiani, ma anche di uomini e donne di valore, che hanno affrontato vite dure ma hanno saputo mantenere dignità, saggezza, senso di appartenenza ad una comunità.
Pochi mesi fa, l’Ordine dei giornalisti della Liguria ha premiato Luciano Bonati con una speciale targa; un riconoscimento dedicato ai giornalisti liguri iscritti all'ordine professionale da più di 50 anni.

La Redazione di Gazzetta della Spezia ha incontrato Luciano Bonati, che ha risposto alle nostre domande raccontandoci la sua vita e le sue opere.

Chi è Luciano Bonati?
Sono nato a Quaratica di Riccò del Golfo, così come le mie sorelle minori Anna Maria e Elda.
Ho mantenuto la residenza a Quaratica fino al 2013 circa, quando mi sono trasferito alla Spezia principalmente per motivi di salute, per avere più comodità nel raggiungere i servizi e soprattutto il medico di famiglia.
Fino alla terza elementare sono andato a scuola a Quaratica, la quarta elementare l’ho fatta a San Benedetto, la quinta elementare a Riccò del Golfo.
Me lo ricordo bene perché c’era la distanza. Io e gli altri ragazzi del paese facevamo i sentieri attraverso i boschi, perché i nostri genitori, anche se a Riccò non c’era il traffico di adesso ma passava solo l’autobus e qualche carro, avevano paura che potessimo essere vittima di incidenti. E poi, conoscendoci, immaginavano che per divertimento ci saremmo attaccati ai carri per farci trainare, ed avevano ragione. Per arrivare a scuola a Riccò non solo c’era la distanza, c’erano le condizioni meteo, d’inverno acqua, vento e a volte la neve; poi, oltre ai libri, dovevamo a turno portarci la legna per riscaldarci, nell’alula c’era la stufa a legna.
A Quaratica non c’era la strada, dovevamo fare circa un chilometro a piedi per arrivare alla via Aurelia a San Benedetto, e gli autobus erano affollati, soprattutto al mattino, perché le corse degli studenti coincidevano con le corse operaie. A causa di questo disagio, mio papà decise di farmi fare le scuole medie in collegio. Per noi della Val di Vara era comodo il Collegio Vescovile di Brugnato. Lì ho fatto prima, seconda e terza media.
Poi ho frequentato quarta e quinta ginnasio e prima liceo classico alla Spezia. A quel tempo c’era già la strada a Quaratica, anche se non ancora l’autobus. Siccome anche mia sorella Elda frequentava le scuole, la mia famiglia aveva deciso di trasferirsi temporaneamente alla Spezia, abitando prima alla Chiappa e poi alla Scorza.

Durante gli anni di liceo, avevo conosciuto un mio compagno di scuola, che all’epoca faceva dei resoconti sportivi collaborando con un giornale nella cronaca locale. E allora mi era venuta l’idea di fare altrettanto.
Ho iniziato così la collaborazione con il giornale romano “Il Paese-Paese sera”, che dedicava alla Spezia una pagina di cronaca. All’epoca non c’era ancora la televisione a sottrarre la pubblicità ai giornali e i giornali potevano reggersi anche con le vendite. Poi la televisione non solo ha catturato le pubblicità, ma si è presa anche i lettori dei giornali, perché poteva avere le notizie tempestivamente e poteva avere documentazioni fotografiche e video che il giornale non era in grado di dare. Intanto “Paese-Paese sera” mi aveva chiesto di collaborare anche sulla cronaca giornaliera, in particolare la cronaca nera e la cronaca giudiziaria, e io ho accettato. Per la cronaca giudiziaria dovevo seguire i processi sia al tribunale civile e penale e sia al tribunale militare.
Era difficile prendere appunti in modo chiaro sulle arringhe degli avvocati e sulle requisitorie del pubblico ministero, che duravano molto tempo. Così ho deciso, di mia iniziativa, di frequentare una scuola di stenografia, presso l’Associazione Stenografica in piazza Chiodo, dove ho imparato il metodo di stenografia Gabelsberger Noe. E così, nell’estate del 1960 mi hanno inviato a Roma per seguire le olimpiadi, sostituendo stenografi e giornalisti in ferie, e mi hanno richiamato anche per l’estate del 1961. Neanche due anni dopo, nell’inverno del 1963, “Il Paese” ha cessato l’attività.

Ma ho immediatamente trovato un nuovo lavoro presso il giornale del Partito Socialista di Genova, dove sono diventato corrispondente della Spezia. Negli anni 1968-1969 mi hanno chiesto di recarmi a Genova per occuparmi della “cronaca degli interni”, cioè gli avvenimenti di cronaca nera in Italia e anche fatti di cronaca nera all’estero.
Negli ultimi mesi del 1969 il “Secolo XIX” mi ha chiesto di entrare nella Redazione della Spezia. Ho lavorato al Secolo XIX dal 1970 al 1973.
Nel 1973 sono stato contattato per lavorare presso il primo Ufficio Stampa istituito dalla Provincia della Spezia, in qualità di addetto stampa. Ho lavorato all’Ufficio Stampa della Provincia fino alla pensione, alla fine del 1996.
In quel periodo ho anche mantenuto una corrispondenza con “Il Giorno” di Milano; inoltre, mi occupavo del giornale mensile “Provincia notizie” di cui ero direttore responsabile, e poi ho lavorato in un mensile regionale, che si chiamava prima “Regione Liguria” e poi “Le pietre e il mare”.
Ricordo che su “Regione Liguria” avevo fatto un bel servizio sulle grotte di Don Fresco a Riomaggiore, che adesso i commercianti locali hanno chiesto al Comune di mettere in sicurezza, insieme al sentiero che conduce a questo sito insolito, che si apre su una parete a strapiombo sulla via dell’amore.
Sul giornale “Le pietre e il mare” intervistavo dei personaggi noti che avessero un legame con La Spezia.

Cito volentieri che nel 1976 il giornalino “Provincia notizie” aveva dedicato un numero speciale a Eugenio Montale, fortemente legato a Monterosso e alle Cinque Terre, perché l’anno precedente aveva ricevuto il Premio Nobel per la letteratura. E poi ricordo alcuni numeri speciali di “Provincia notizie” dedicati alla salvaguardia dei vigneti delle Cinque Terre.

Come è nata l’idea di scrivere guide e libri ispirati al territorio?
Ho sempre coltivato le mie passioni per il mare e per la montagna.
Mi è sempre piaciuto camminare per sentieri. Prima di tutto quelli locali, in primo luogo i sentieri della Val di Vara e delle  Cinque Terre.
I miei primi sentieri fuori Spezia sono stati quelli della Val D’Aosta negli anni dal 1964 sino al 1970. Poi ho scoperto le Dolomiti, dove mi sono recato quasi tutti gli anni, soprattutto per praticare lo sci di fondo. In seno al Comitato Ligure della FISI (Federazione Italiana Sport Invernale) ero in una squadra che faceva qualche gara, girando diverse località; qui da noi, Cerreto e Pratospilla, e poi la pista di fondo di Pratizzano, tra il Cerreto e il Ventasso.

Verso la fine degli anni ‘90 mi è venuta voglia di scrivere una guida, sia per il mare che per la montagna.
Ho cominciato con una guida intitolata “Il mare segreto delle 5 Terre”, che analizzava le piccole spiagge o scogliere poco o per nulla accessibili, poco note o sconosciute a chi frequentava il tratto di mare dalla Spezia verso ponente. In particolar modo, ho preso in esame l’area di Tramonti, che era appena entrata nel Parco Nazionale delle Cinque Terre.
Ho scritto nel tempo una dozzina di guide, sempre sui sentieri delle Cinque Terre. Ho fatto sempre tutto gratuitamente, perché mi piaceva l’idea di mandare le persone in giro a conoscere questi luoghi.
Poi ho scritto un libro sui sentieri a cavallo tra mare e monti intitolato “I monti sul mare”, ed un libro dedicato ai sentieri dell’Isola Palmaria e di Porto Venere, comprendente anche i sentieri di Tramonti.

Ultimamente, un paio di anni fa, ho fatto una nuova guida delle Cinque Terre, descrivendo alcuni sentieri non più praticabili ma, in compenso, dei sentieri nuovi che sono stati ritrovati. E poi, nel periodo del covid, una guida che non avevo mai fatto, intitolata “I sentieri delle baie del levante”. Abbiamo fatto in tempo a presentare la guida a Levanto, le presentazioni successive sono state interrotte a causa di problemi di salute; spero di poterlo in seguito presentare a Deiva Marina.

Contemporaneamente alle guide degli ultimi 7-8 anni, mi è venuta l’idea di fare dei libri sui personaggi un po' singolari che incontravo, perché tutti avevano delle storie da raccontare.
Mi pareva che queste figure, per quello che avevano fatto nella loro vite e per quello che rappresentano, fossero degne di mantenere un ricordo ai contemporanei e a chi verrà dopo. È gente che ha manifestato doti non comuni, per i sacrifici che ha affrontato nella vita e per ciò che ha fatto.
Ho distribuito queste storie in tre volumi: “Gente di terra e di mare”, “Gente nostra”, “Storie nostre”. E poi ogni tanto qualcuno mi chiama, mi racconta nuove storie, ho già degli appunti per fare un altro volume.
E ci sono anche personaggi delle nostre zone, che io ho conosciuto o di cui le generazioni che mi hanno preceduto mi hanno tramandato i racconti.

L’ultimo libro è quello dedicato a Quaratica, il mio paese. Lì ci sono le mie origini, faccio parte del casato dei Bunatìn di Quaratica. Nelle generazioni che mi sono lasciato alle spalle, quando ancora a Quaratica c’erano pecore e zappe, si ricordano vari personaggi incredibili, e una storia fatta di racconti, tradizioni, persone, storie, dialetto.
Negli anni ‘80, quando a Quaratica abitavano ancora tutte persone originarie del paese e parlavamo il dialetto, ci era venuto in mente di arricchire la festa religiosa di San Rocco sul piazzale della chiesa del Paese. Lungo la via del paese avevamo allestito piccole mostre che parlassero del borgo di Quaratica, con fotografie, abiti antichi, strumenti di agricoltura e artigianato. E poi, alla sera, cena e ballo, ed un intrattenimento con la rappresentazione in dialetto del nostro paese, citando sul palco i proverbi contadini, le ninna nanna per i bambini, le storie.

Da qui, con alcuni amici, è nata l’idea di creare un gruppo dialettale itinerante, per portare in giro rappresentazioni divertenti ma anche con un fondo culturale, nel dialetto dei vari paesi d’origine degli attori. Una compagnia amatoriale, che mette in scena opere “rivisitate” per grandi e piccini, come Pinocchio, i Promessi Sposi, l’Iliade, l’Odissea. L’anno scorso, per i miei problemi di salute, non siamo riusciti a proporre il lavoro già pronto, “I tre moschettieri”. Purtroppo, nel frattempo, abbiamo perduto alcuni compagni del gruppo dialettale e per altri sono insorti problemi di salute. Speriamo di poter riproporre “I tre moschettieri” nei prossimi mesi.

 

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