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Fante di Coppe, lo short movie "privato" di Fabio Ravioli diventato un successo mondiale In evidenza

di Elena Voltolini - Nato da una esigenza molto personale e diffuso come riconoscimento per lo staff, sta ottenendo premi in tutto il mondo. Ne abbiamo parlato con l'autore.

Tutto è scaturito da un moto dell'animo, dalla volontà, quasi dal bisogno, di ricordare i propri nonni e dedicare loro qualcosa che rappresentasse una parte di sé e del suo percorso di vita. E' nato così “Fante di Coppe”, short movie scritto e diretto dal lunigianese Fabio Ravioli. Durata nemmeno 5 minuti, che in origine avrebbero dovuto essere ancora meno, ideato in pochissimo tempo e girato in un sabato pomeriggio, nella casa in ristrutturazione che gli hanno lasciato proprio i nonni, “cogliendo l'attimo” giusto per dare al corto quel senso di irrequietezza, di inquietudine e di “cantiere aperto” che vuole trasmettere.

Tutti questi elementi sottolineano il carattere quasi “privato” di questo short movie che però, fortunatamente, soprattutto per dare un riconoscimento e un po' di visibilità a chi vi ha preso parte, è stato diffuso. Sì, perchè Fante di Coppe sta riscuotendo un grande successo ed ottenendo premi e menzioni speciali in molti dei concorsi ai quali è stato inviato.

Dalla vittoria al THILSRI INTERNATIONAL FILM FESTIVAL in India a quella all'ottava edizione dell' HIIFF - Heart International Italian Film Festival di Bologna, passando attraverso la menzione speciale al LUNIGIANA CINEMA FESTIVAL di Fivizzano, lo short movie sta ottenendo apprezzamento davvero in tutto il mondo.

Ne abbiamo parlato con l'ideatore e regista Fabio Ravioli.



Che cosa ha di particolare Fante di Coppe?

Sicuramente è il cortometraggio più inquietante e disturbante che ho realizzato: non segue una narrazione classica, non ci sono dialoghi, ma solo una sorta di voce fuori campo e i suoni surreali hanno una presenza importante ed invadente cercando di portare lo spettatore a provare determinate emozioni.

Questo short movie è nato come una urgenza, possiamo dire, in pochissimo tempo e girato in un pomeriggio. Forse, visto il tipo di corto, è anche in questa “genuinità” il suo successo?
Ho voluto fare una dedica ai miei nonni e c'è molto di me, del mio passato e del mio vissuto nel film. A partire dal titolo, visto che quando ero piccolo il mio bisnonno mi chiamava proprio Fante di coppe anche se lui lo diceva ovviamente in dialetto. Poi sono stati i miei nonni ad insegnarmi a giocare a carte e, soprattutto, tutta la vicenda è ambientata nella casa in ristrutturazione che mi hanno lasciato loro. Il film andava girato proprio in quel momento, era il momento giusto, c'era l'ambientazione giusta di un “cantiere aperto” che ha contribuito a fare in modo che il film trasmettesse determinate emozioni. Lo abbiamo girato “buona la prima”, un sabato pomeriggio, in poche ore. Doveva essere quanto più emozionale possibile.
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione del corto, dai tecnici agli attori: Alessio Nicolai, Daniele Bimbi, Laura Biondi e la ghost voice Virginia Podestà, tutti di Carrara e della Spezia, e un grazie particolare a Massimiliano Centofanti, che ha curato le riprese e collaborato con me alla regia, al fotografo di scena Maurizio Tinto e a mio padre che è autore della sigla finale.

Insomma, una produzione tutta “made in Lunigiana storica” possiamo dire...
Assolutamente sì, tutto lo staff è composto da persone provenienti da Massa Carrara e dalla Spezia. Non siamo professionisti, non facciamo questo come lavoro, ma cerchiamo di farlo al meglio. Tutto viene fatto con il minimo del budget possibile, ma il massimo dell'impegno e della passione.

E' il momento però di svelare qualcosa di più su Fante di Coppe
All’interno di un surreale ambiente in ristrutturazione, sono presenti un adolescente ed un anziano, seduti ad un tavolo a giocare una partita di Scopa. In disparte, c'è una signora anziana che cuce. Man mano che il ragazzo cala una carta, l’anziano effettua la sua giocata e con soddisfazione guadagna punti. Improvvisamente, poco prima dell’ultima giocata, i due anziani spariscono e con loro anche l’ultima carta giocabile. Il ragazzo, incuriosito dai rumori che riecheggiano nell’ambiente, esplora il resto della casa, tra situazioni oscure e surreali, fino a trovare uno specchio incastonato nel muro. Specchiandosi, affronta se stesso. Attirato dell’ennesimo rumore inquietante, raggiunge una stanza attigua nella quale ritrova i due anziani. L’uomo consegna al ragazzo la carta che avrebbe dovuto giocare. Il ragazzo torna al tavolo da gioco e cala, al posto dell’anziano, la carta che gli permette così di guadagnare l’ennesimo punto e vincere la partita.

Qual è il senso che hai voluto trasmettere con questo corto?
Ogni carta giocata dal ragazzo rappresenta una problematica che deve affrontare nella vita e l'anziano, ogni volta che mangia una carta, cerca di risolvergli i problemi. Quando i nonni spariscono, il giovane si trova spaesato, ma capirà di avere sempre e comunque il loro aiuto
Ho voluto proprio trasmettere questo: i nostri cari ci danno costantemente supporto e protezione, anche quando purtroppo non sono più presenti fisicamente.

Hai già qualche altro lavoro in cantiere?
C'è un corto già scritto, che deve essere girato. Come abbiamo detto Fante di Coppe andava fatto subito, quindi è passato avanti al resto. Dopo l'estate gireremo di nuovo.

 

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