Un fil rouge che ha unito innovazione e tradizione, tecnologia e cultura marinaresca, con le vele dell’Ocean Race da una parte, dove barche altamente tecnologiche si sono sfidate in tutti gli oceani del pianeta, in una regata che le ha viste impegnate dal 15 gennaio per cinque mesi e mezzo, e l’Amerigo Vespucci dall’altra. Un passaggio ideale del testimone con arrivo, le prime, e partenza, il secondo nello stesso giorno, il primo luglio, e lo stesso porto, Genova.
Due giri del mondo differenti, una sfida volta a superare tutte le difficoltà e arrivare primi al traguardo, le prime, una missione di “naval diplomacy” il cui obiettivo è anche quello di portare il “made in Italy” nel mondo, promuovendo la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente marino, il secondo. A bordo del Vespucci sventoleranno infatti le bandiere di Unicef, Unesco e IMO (International Maritime Organization) per sottolineare l’impegno italiano in favore dell’ambiente.
Il giro del mondo
La “nave più bella del mondo”, per il suo secondo giro del mondo, seguirà una rotta che toccherà 5 continenti e 28 paesi e che si concluderà l’11 febbraio 2025.
Partita da Genova, la nave si fermerà a Montecarlo, Marsiglia, Las Palmas, Dakar e Capo Verde, prima di intraprendere la traversata dell’Atlantico. Quindi la rotta proseguirà verso Santo Domingo, Colombia, Trinidad, Brasile e Uruguay, per poi effettuare una sosta tecnica a Buenos Aires fino ad aprile 2024 per lavori di manutenzione. Successivamente, il veliero farà rotta verso Cile, Perù, Ecuador, Panama e Messico. Da Acapulco, quindi, in direzione Hawaii, poi soste a Tokyo, Manila, Darwin in Australia, Jakarta e Singapore. Prima del rientro alla Spezia, l’Amerigo Vespucci volgerà alla conclusione del suo giro del mondo passando da Mumbai, Karachi, Abu Dhabi, Doha, Muscat, Safaga e Cipro.
L’Amerigo Vespucci porterà con sé anche il proprio bagaglio di 92 anni di storia, accompagnata dal motto "Non chi comincia ma quel che persevera", assegnato solo nel 1978 alla nave; originariamente, infatti, il motto era "Per la Patria e per il Re", sostituito nel 1946 da "Saldi nella furia dei venti e degli eventi".
Un po' di storia…
Nel 1925 venne presa la decisione di costruire l'Amerigo Vespucci per sostituire un incrociatore a motore e a vela varato nel 1882, che portava lo stesso nome e che era prossimo alla dismissione: nel 1928 venne infatti ormeggiato nel porto di Venezia e adibito ad asilo per gli orfani dei marinai.
Il Vespucci fu progettato nel 1930 con la nave gemella Cristoforo Colombo, di dimensioni leggermente inferiori, dall'ingegnere e tenente colonnello del Genio Navale Francesco Rotundi, in collaborazione con il direttore dei Regi Cantieri Navali di Castellamare di Stabia, dove il 22 febbraio 1931 venne varato. Nello stesso anno, il 15 ottobre, il Vespucci ricevette a Genova la bandiera di combattimento. Il primo comandante fu Augusto Radicati di Marmorito, l'attuale comandante è invece il Capitano di Vascello Luigi Romagnoli.
L’Amerigo Vespucci e il Cristoforo Colombo avrebbero dovuto essere identiche, ma nel 1930, subito dopo il varo del Colombo, avvenne il naufragio della nave scuola danese Copenaghen che portò ad emanare delle direttive in materia di sicurezza della navigazione e che indussero poi le modifiche del progetto originale del Vespucci. Da questo derivarono le differenze tra Vespucci e Colombo.
Fin da subito il compito dell’Amerigo Vespucci fu quello di assicurare le attività di addestramento in affiancamento alla nave gemella Cristoforo Colombo, con la quale venne inquadrato nella Divisione Navi Scuola insieme a un'altra nave minore.
Svolse l'attività addestrativa anche durante la seconda guerra mondiale, ma al termine del conflitto, restò unica nave scuola, in quanto il Cristoforo Colombo venne ceduto all’URSS come risarcimento dei danni di guerra. Nel 1952 il Vespucci venne affiancato dalla goletta Ebe e nel 1955 dal Palinuro, acquistato dalla Francia.
Attualmente le campagne di addestramento hanno una durata media di tre mesi e toccano generalmente porti esteri, per cui all’attività addestrativa della nave, si aggiunge l’aspetto di presenza e rappresentanza (Naval Diplomacy), contribuendo ad affermare l'immagine nazionale e della Marina Militare nel mondo.
Agli Allievi vengono trasmessi i concetti basilari del vivere per mare, unitamente a competenze nei settori marinaresco, della condotta della nave anche con strumenti tradizionali quali il sestante, dell’apparato motore, della gestione di problemi di natura logistica, amministrativa e sanitaria. All’attività pratica vengono affiancate anche conferenze e lezioni tenute dai membri dell'equipaggio più esperti.
La “Nave più bella del mondo”
Ma perché é chiamata “la nave più bella del mondo”? Viene riportato un aneddoto secondo il quale nel luglio 1962 il Vespucci incrociò nel Mediterraneo la portaerei americana “USS Independence” che gli avrebbe chiesto di palesarsi tramite segnalatore luminoso. Quando il veliero confermò di essere “Nave scuola Amerigo Vespucci, Marina Militare Italiana”, la nave americana avrebbe risposto segnalando “Siete la nave più bella del mondo”.
Nelle strutture modernità e tradizione
Nelle strutture della nave si mescolano elementi “moderni” con altri della tradizione. Il colore bianco e nero dello scafo è un chiaro richiamo al passato: le fasce bianche ricordano infatti le due linee di cannoni del vascello ottocentesco alla cui tipologia il progettista si era ispirato. Sulla prua la polena in bronzo dorato che rappresenta Amerigo Vespucci. Molto caratteristici i fregi di prora e l'arabesco di poppa in legno ricoperti da una foglia d'oro zecchino.
Tanti gli elementi in legno, diversificato a seconda delle caratteristiche necessarie: il terzo elemento più in alto degli alberi e quello più esterno del bompresso, il teak per il ponte di coperta, la battagliola e la timoneria; mogano, teak e legno santo per le attrezzature marinaresche; frassino per i carabottini; rovere per gli arredi del Quadrato e degli alloggi Ufficiali; mogano e noce per la Sala Consiglio.
La lunghezza della Nave è di 82 metri, ma tra l’estremità della poppa e quella del bompresso si raggiungono i 101 metri. La larghezza massima dello scafo è di 15,5 metri, che arrivano a 21 metri considerando l'ingombro delle scialuppe che sporgono dalla murata.
Le vele sono di tela olona, un tessuto di canapa, e sono realizzate unendo mediante cucitura più strisce, gli sferzi.