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Sabrina Mugnos: dalla Spezia all'esplorazione del mondo (foto) In evidenza

di Anna Mori – La natura in tutte le sue forme, l’astronomia, la geologia e la vulcanologia sono le passioni che l’hanno portata ad esplorare quasi tutti i continenti. Scopriamo la sua storia.

Sabrina Mugnos, “spezzina doc” come lei stessa si definisce, è geologa e vulcanologa, una giornalista freelance, con il dono della comunicatività, talento che spesso la porta ad essere ospite di trasmissioni sulle maggiori emittenti televisive e radio italiane ed estere. Ha girato due reportage con Rainews sul terremoto in Emilia e sullo stato di attività dei vulcani italiani. Sulla carta stampata moltissime interviste, pubblicazioni e rubriche. All’inizio di giugno Sabrina è anche diventata testimonial per Ford, girando uno spot in cui ci porta alla scoperta di un Etna poco conosciuto e dai panorami sorprendenti.

Di recente, è diventata anche docente di materie geologiche e astronomiche presso il liceo scientifico Amedeo Avogadro di Vercelli.

Il 12 agosto Sabrina sarà alla Spezia per un evento al Castello San Giorgio, organizzato dal Museo del Castello, in cui si parlerà di tematiche legate all’origine della vita nell’universo, interrogando la scienza che si muove attraverso affascinanti misteri. A seguire osservazione del cielo con i telescopi a cura dell’Associazione Astrofili Spezzini.

Gazzetta della Spezia l’ha incontrata per raccontare la sua storia.

Sabrina, la tua è una passione nata quando eri bambina…

Fin da bambina, spezzina doc, ho cominciato a camminare in largo in lungo per colline ed Apuane, una camminatrice ed esploratrice in erba, dove riunivo la camminata in mezzo la natura, che amo profondamente in ogni sua fase e sua forma, con lo studio e l’osservazione delle interazioni tra noi umani e quello che ci circonda, la natura è il libro più bello da leggere e da ammirare.

Altra mia grande passione, l’astronomia, fin da piccola la sera andavo sul terrazzo di casa per guardare le stelle. E’ stato un grande amore l’universo, una sorta di nostalgia, un luogo verso il quale tornare. E poi la terra, viaggiare appena possibile per vedere sempre di più, sempre di più, fino a quando non sono diventata un’esploratrice.

Ti sei laureata a Pisa e sei geologa e vulcanologa…

Si, mi sono laureata all’Università di Pisa con una tesi sperimentale realizzata in Tanzania sul vulcano sacro alle tribù Masai ‘Ol Doinyo Lengai’, forse l’avventura più intensa della mia vita: per poter scrivere la tesi sono stata per un mese all’interno del cratere del vulcano. E’ stata un’esperienza intensa che mi ha veramente tornito e fornito quell’esperienza che poi ho utilizzato nel corso della mia vita per diventare l’altra cosa che sono, ovvero una viaggiatrice e divulgatrice scientifica. Sono anche scrittrice, all’inizio del prossimo anno uscirà il mio quindicesimo libro sulla vita nell’universo, perché mi occupo da tantissimi anni anche di astrobiologia, ovvero della materia che va a indagare su come è nata la vita sul nostro pianeta e se è presente in forma elementare o intelligente al di fuori della terra. Per questo collaboro con la stazione radioastronomica di Bologna, a Medicina, e scrivo da qualche anno per ‘Il Saggiatore’ e ‘Hoepli’.

Sabrina, sei un’assidua viaggiatrice ed esploratrice, hai sempre le valigie pronte quando il mondo naturale entra in fermento e ti chiama….

L’astronomia biologica, l’archeo-astronomia, la natura in tutte le sue espressioni, da quelle quasi impercettibili alle più palesi, sono i miei più grandi amori, passioni che quando chiamano non esito a partire. Amo definirmi ‘esploratrice umanista’, coniugo la scienza, per la quale nutro un rispetto sconfinato, con le emozioni vissute di cuore e di pancia, che mi hanno portata – diciamo noi inarrestabile - ad esplorare quasi tutti i continenti, sono curiosa.

Grazie all’astronomia mi sono occupata anche dei riferimenti celesti nelle costruzioni antiche, e questo mi ha portata ad appassionarmi di archeoastronomia viaggiando nei luoghi delle Civiltà Maia e Precolombiane, quindi America Centrale, Sudamerica, le zone del megalitismo europeo, Stonehenge, Carnac, Newgrange in Irlanda, la Bretagna, la Francia e Malta. Mio malgrado mi sono quindi trovata a studiare i Moai sull’Isola di Pasqua, io devo andare assolutamente a osservare direttamente sul luoghi, le cose riportate da altri non mi vanno bene.

Ma non finisce qui…

La passione per il cielo mi ha portata poi ad osservare le aurore boreali e lì è esploso l’amore per l’Artico e il Grande Nord. Dall’osservazione delle Aurore Boreali ho scritto il penultimo libro che è “Atlante del Grande Nord” per “Il Saggiatore”, dove racconto tutte le mie esperienze nell’Artico. E poi i vulcani, cosa lo dico a fare, quando erutta un vulcano, io vado, una delle esperienze più intense è stata quella nell’autunno del 2021, due anni fa, quando eruttò il Vulcano “Cumbre Vieja” sull’isola delle Canarie de Las Palamas: questo vulcano è praticamente spuntato in mezzo alle case, io sono volata lì, ho preso una casa a qualche chilometro, di notte c’erano diversi terremoti e mi tremava il letto, il cielo era infuocato di rosso uno spettacolo incredibile, avevo l’adrenalina a mille, perché sapevo che il vulcano non mi avrebbe fatto male, come l’Oi Donyio Lengai in Tanzania a 3.000 metri. Credo che il confine tra lo spettacolo, quindi la bellezza, e la tragedia lo tracci l’uomo. Per quanto io sia stata abbastanza scavezzacollo in passato, sono avventurosa, istintiva, però credo che questo confine tra spettacolo e dramma, il limite che mi impone la natura, riesco ancora a vederlo e a fermarmi. E quindi a tornare a casa a raccontare delle bellezze del mondo.

Sei anche divulgatrice scientifica seguita sui social network da migliaia di persone per le quali sei diventata un punto di riferimento…

Mi piace raccontare agli altri quella che è stata la mia esperienza, mi piace raccontare a chi non può per impossibilità economica, per problemi di salute, di lavoro, o perché ha paura e non può vedere il mondo, mi piace raccontarlo, in qualsiasi modo, anche attraverso i social, che sono uno strumento potentissimo di diffusione delle informazioni. E quello che mi piace raccontare e che emerge, è proprio la parte umanistica, nel senso che io vedo anche grandi personaggi che passano una vita a studiare il tutto, che dicono che non credono in nulla e restano freddi. Io credo, invece, che ci sia sempre una spiritualità, una parte umanistica, il cuore, che debba sempre emergere. Lo scienziato acquisisce dati e informazioni e l’uomo deve metabolizzarli, deve elaborarli e crescere attraverso questi. Le conoscenze devono trasmettere e donare un’enorme umiltà nei confronti di questo cosmo immenso, dove dietro ad ogni porta che apri, se ne dischiude un’altra infinità. Cerco di trasmettere questo concetto anche ai miei studenti al Liceo Scientifico a Vercelli dove insegno astronomia e materie geologiche. Ai miei ragazzi dico sempre di guardare oltre la mera informazione tecnica, che é possibile trovare ovunque, ma il resto no, l’elaborare il contorno, la parte umanistica di tutto quello che si acquisisce è un qualcosa che dobbiamo alimentare noi, dobbiamo fermarci e osservare, oltre che con gli occhi dello studioso, anche con il cuore e la pancia. Dobbiamo avvicinarci agli eventi naturali che non comprendiamo con estrema umiltà e curiosità, con le emozioni e il cuore: questo è il messaggio che cerco di trasmettere a tutti.

 

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