È attesa per giovedì 2 marzo a Lerici la presentazione di "Anni clandestini" il diario di una delle figure più rappresentative della resistenza nello spezzino: Antonio Borgatti.
La presentazione si terrà alle ore 17,00 nella Sala Consiliare del Comune ed è patrocinata, oltre che dal Comune, dall’ISR - Istituto Storico della Resistenza spezzino e da UNITRE Lerici - Università delle Tre Età.
Partecipano: Antonio Cosenza, Consigliere Comunale con delega ai rapporti con i circoli culturali, Irene Giacché, editore del libro e Maria Cristina Mirabello, Vicepresidente Istituto Storico della Resistenza spezzino.
Il volume, curato da Aldo Giacché per le Edizioni Giacché, è «un racconto eccezionale scritto con stile vivace, un resoconto della sua esistenza a dir poco avventurosa, vissuta sotto il fascismo, per lo più in clandestinità e per ben 7 anni in carcere».
La storia di un uomo che non si perse mai d’animo e non smise mai di pensare, studiare, organizzare iniziative di contrasto al regime e, infine, «fu al centro di tutta la rete clandestina della provincia spezzina, in continuo contatto con i nuclei di Resistenza in città e in montagna» (dall'introduzione di Aldo Giacché).
Un libro fondamentale, arricchito nella stampa da documenti e rapporti della polizia dell’epoca e da alcune appendici sulle missioni operative e le scelte politiche, che riportano brani tratti da documenti scritti da Borgatti, conservati nell’archivio dell’Istituto Storico della Resistenza spezzino, che ha patrocinato la pubblicazione.
Una memoria che è anche una testimonianza diretta, ricca di dettagli inediti, della Resistenza nello spezzino, e che aggiunge diversi tasselli alla storia già nota di quegli anni, come ad esempio il rapporto complicato con gli alleati anglo-americani o l’incontro con alcuni personaggi noti come Pietro Beghi, che lo stesso Borgatti apprende, tramite un informatore, essere in pericolo e che sfuggirà all’arresto grazie alla sua segnalazione.
Un volume che ci dà anche un’idea di com’era la vita alla Spezia in quegli anni: «una città semidistrutta, abbandonata dalla gran parte della popolazione. E poi allarmi di giorno e di notte; ogni tanto qualche sgancio di bombe, e lì bisognava sperare…»