Non conosco personalmente la professoressa Margherita Manfredi, autrice del libro “Il convento scomparso – Lerici e il Convento Agostiniano di Maralunga nei documenti tra XV e XIX secolo” (Edizioni Giacché, settembre 2022, 196 pagine, euro 23). Non la conosco ma, leggendo il suo libro (peraltro ricco di foto, illustrazioni e documenti antichi) posso affermare una cosa di lei: come moltissimi di noi spezzini (certo, non tutti…), Margherita Manfredi è appassionata della nostra terra, legata alle sue e nostre radici (le sue, a ben vedere, sono soprattutto ben conficcate a Lerici!), innamorata della nostra storia che vuole valorizzare, far conoscere e apprezzare per le sue bellezze ma anche e soprattutto per le sue vicende.
E questo lo si capisce addentrandosi tra le pagine di questo libro che, in qualche modo, svela un segreto: quello di un antico convento sorto verso le fine del 1400 su quello sperone di terra che è Maralunga e dove nel 1880 fu costruita una batteria militare sulle rovine dell’edificio, ormai già abbandonato da quasi un secolo.
Quel convento è scomparso e al suo posto (o comunque in quel pezzo del promontorio lericino) oggi sorge l’area della Marina Militare, gli edifici dei bagni Ufiiciali, che ancora ospitano qualche frammento dell’antica chiesa del convento agostiniano come, un paio di pesanti architravi della chiesa che oggi fungono da preziose panchine.
Ma il libro non si limita a raccontare, con precisione e abilità narrativa, la nascita quasi misteriosa del convento che divenne un punto di riferimento e di devozione per i lericini (non a caso proprio lì l’Opera di Sant’Erasmo così importante nella storia del borgo). L’autrice, lericina doc, ci racconta anche le leggende relative ai dipinti che ospitava la chiesa, le vicende dell’ordine dei frati Agostiniani che lo abitavano e che si incrociavano con la storia del paese e infine l’abbandono e la demolizione di chiesa e convento.
Ma c’è di più: il volume è ricchissimo di scoperte che Margherita Manfredi ha fatto sia negli archivi storici della provincia che nelle analisi di lapidi, scritte, capitelli e reperti storici del convento e della annessa Chiesa che ancora oggi si possono trovare negli androni dei palazzi, sulle facciate delle case d’epoca e che ci spingono quasi a una caccia al tesoro cittadina per scoprire e gustare, con l’aiuto del libro, pezzi importanti della storia di Lerici.
E, come si sa, la passione per le proprie radici spinge a fare qualcosa per non disperderle: ecco allora che l’autrice, alla fine dell’opera, rilancia con forza un’idea, una speranza: “la creazione di uno spazio museale collegato a un Archivio Storico oggi inesistente che possa raccogliere i beni artistici e i documenti del nostro territorio”. Uno spazio museale, aggiungiamo noi, magari proprio sul promontorio di Maralunga in modo da unire la bellezza naturale di uno spazio incantevole e unico al valore della cultura e della storia.
Un’idea partita solo 60 anni fa (nel 1962) ma non ancora realizzata.
Un’idea che trasformi la speranza in un progetto. E il progetto in realtà. Ce la faremo? Ce la faranno i lericini tutti, cittadini e amministrazione?