Le origini di Levanto al centro del consueto appuntamento settimanale del venerdì con il ciclo “Incontri su territorio e storia” promosso dal Comune di Levanto (attraverso la biblioteca “Vinzoni” e la cooperativa “Effatà” che ne cura la gestione) insieme alla Mostra permanente della cultura materiale.
“I primordi di Ceula e Levanto e lo scomparso borgo di Celasco” è infatti il titolo dell’ultimo libro (pubblicato ad ottobre dalla casa editrice genovese “Zona”) che la storica locale Valeria Zattera presenterà all’Ospitalia del mare venerdì 11 novembre, alle ore 17, in un incontro condotto dalla bibliotecaria Rossella Trevisan.
Partendo da un primo documento del settimo secolo nel quale viene citato il toponimo Ceula (l’attuale frazione di Montale), il testo analizza i primi insediamenti anteriori all’anno mille, la fondazione della pieve di San Siro e la sua torre di difesa di epoca carolingia posta a guardia del mare che lambiva i piedi delle colline.
Il borgo di Levanto si costituisce dopo il Mille intorno al suo importante porto, alla chiesa dedicata all’apostolo Andrea e al castello. Le frazioni della vallata si formano a partire dal secolo XII con tre realtà territoriali (Ceula, Levanto e Celasco) che nel 1353 si uniscono in un’unica comunità.
“La pubblicazione di questo volume di Valeria Zattera costituisce la prima tappa di un percorso che il Comune intende intraprendere con la pubblicazione annuale di opere in grado di apportare un contributo alla scoperta e alla diffusione della storia locale: del paese e delle sue trasformazioni, così come delle persone e dei movimenti che ne sono stati protagonisti e con la loro creatività e la loro intraprendenza le hanno indirizzate in quella direzione – spiega il sindaco, Luca Del Bello, nell’introduzione al volume - È quindi nostro obiettivo raccogliere le migliori e più qualificate risorse (storiografiche e umane) presenti in loco e far sì che il lungo, articolato e per certi aspetti ancora sconosciuto o poco noto racconto che ne scaturirà arricchisca la conoscenza dei nostri luoghi e anche di noi stessi”.
