L’Accademia “Giovanni Capellini” ha tenuto a battesimo il nuovo volume, elegante e completo, dedicato allo scultore Angiolo Del Santo (1882 - 1938), “a buon diritto - come scritto dalla casa editrice “Silvana” - l’iniziatore della tradizione scultorea del Novecento” alla Spezia. Ne parlano da par loro, nei rispettivi contributi, i tre curatori scientifici: Fabrizio Mismas, Marzia Ratti e Valerio Cremolini.
Interessante la copertina, dedicata ad un particolare del “Cristo deposto”, opera bronzea del 1913 oggi conservata nella penitenzieria della cattedrale di Cristo Re.
Come osserva Cremolini, “nel corpo senza vita sono stati rimossi i segni della sofferenza, abbattuti dalla generale bellezza della figura rasserenata di Cristo, generata da un procedimento plastico affidato alla levità della forma”. Cremolini coglie dunque il valore artistico di Del Santo, interprete sì “delle aspirazioni di una borghesia in ascesa in un panorama urbano di rapida trasformazione” ma anche capace di un “afflato lirico” davvero permeato di valori cristiani.
Non a caso, proprio a Del Santo la sezione spezzina dell’Unione cattolica artisti italiani ha intitolato, sin dal 1987, la sede espositiva di via Don Minzoni. Mismas, che dell’Unione è stato a lungo presidente, sottolinea il legame profondo tra la città e l’artista già espresso nella riuscita mostra del maggio 1992: dopo essa, scrive, “Del Santo è entrato nella coscienza e nell’orgoglio” degli spezzini.
Di fatto, il volume attuale completa quello del 1992, curato dal critico Pier Carlo Santini con una prima accurata catalogazione di Elena Scaravella.
Ratti, a sua volta, analizza e descrive un altro aspetto interessante dell’artista, i disegni: “dagli anni della formazione alla produzione scultorea”.
Il volume è presentato dal nipote, Angiolo Del Santo junior, egli stesso apprezzato artista.
(Testo: Egidio Banti)